Secondo l’analisi della Commissione Giovannini, le tasche dei nostri politici sono tra le più ricche d’Europa. Loro però si ribellano: “la nostra indennità è inferiore alla media UE”.

Quindi quello che pensavamo sulla Casta pare sia confermato dai dati: secondo l’analisi redatta dalla Commissione per il livellamento retributivo Italia-Europa, più conosciuta come Commissione Giovannini, i lavoratori di Palazzo Madama e Montecitorio si mettono in tasca – anche se la Commissione afferma di non poter trarre conclusioni certe in un periodo così breve – la bellezza di 16mila euro al mese, ossia il 60% in più rispetto alla media europea, di cui più di 11mila euro pagati dalle indennità parlamentari.

Ma a sentir loro guadagnano molto meno: “l’indennità parlamentare dei deputati italiani è pari mediamente a 5mila euro netti e inferiore a quella di altri paesi Ue“. Il problema non è tanto quanto guadagnano, ma cosa fanno per meritarli quei cinque o sedicimila euro al mese. Che i nostri politici non facciano gli straordinari lo sapevamo da tempo, ad aiutarci meglio nel disbrigo delle pratiche strutturali su come funziona l’attività di Camera e Senato ci pensa Openpolis, l’associazione che monitora online l’attività parlamentare e che ha tolto il velo proprio in queste ore sul rapporto Camere aperte 2011.

Quindi cosa fanno i nostri politici? Verrebbe da dire poco (o nulla, forse), infatti i dettagli propendono verso questa ipotesi. Partiamo da un dato che qualche anno fa ha smosso mari e monti sia online che offline: i redditi in rete. L’analisi di Openpolis, aggiornata a fine 2010, sintetizza la situazione parlamentare calcolando l’indice di produttività di ogni politico con una serie di variabili chiare – atti e tipologia di atti presentati, presenza ai lavori, consenso dei colleghi… – e in più scopre l’enorme vaso di Pandora sulla pubblicazione online dei redditi dei parlamentari. I parlamentari trasparenti – ovvero coloro che mettono online la propria situazione finanziaria e patrimoniale – sono 45 su 945 tra deputati e senatori: 22 del Pd, 4 dell’Udc, 11 del Pdl, 3 del Gruppo Misto, 3 della Lega e 2 di Fli. Il resto è pesce marcio.

Sulla produttività il dato non si discosta dall’andazzo. I deputati più operosi sono Antonio Borghesi (IdV), Pier Paolo Baretta (Pd) e Franco Narducci (Pd). L’apice dei senatori: Gianpiero D’Alia (Udc), Carlo Vizzini (Udc) e Lucio Malan (Pdl). Pecore nere, invece, per i deputati Niccolò Ghedini (Pdl), Antonio Angelucci (Pdl) e lo scomparso Mirko Tremaglia (Fli); per i senatori Sebastiano Burgaretta Aparo (Pdl), Alberto Tedesco (Pd) e Vladimiro Crisafulli (Pd). A livello di gruppi, i personaggi più virtuosi appartengono all’Idv, sia in Camera sia in Senato. La Lega si distingue per le assenze con percentuali particolarmente basse: 6,3% alla Camera e 3,6% al Senato.

Si suppone che i deputati arrivino filati in aula quando c’è da votare. Anche qui, come vedremo, il dato è allarmante: i deputati Antonio Gaglione (Misto), nuovamente Ghedini (Pdl) e Tremaglia (Fli) con, rispettivamente, il 92%, il 76% e il 76% delle assenze. Il deputato Gaglione è il più assenteista della storia repubblicana.
Stesso discorso per i senatori Umberto Veronesi (Pd, 72% delle assenze), Emma Bonino (eletta nel Pd ma dei Radicali Italiani, col 68%) e Giovanni Pistorio (Misto 67%). Ci sono naturalmente i virtuosi della paletta: Remigo Ceroni (Pdl, 99% delle presenze), Rosy Bindi (Pd, 99%) e Paolo Vella (Pdl, 99%) e i senatori Cristiano De Eccher (Pdl, 99%), Madell Valli (Lega, 99%) e Mario Ferrara (Pdl, 99%).

I più attivi nel presentare progetti di legge sono la deputata Gabriella Carlucci (Pdl), 95 ddl firmati, uno diventato legge, e il senatore Rosario Costa (Pdl), 76 ddl e una legge.

In conclusione: quanto meritano i nostri politici in base alle reali attività parlamentari che fanno? A occhio anche 5mila euro al mese potrebbero essere troppi.