ROAD TO USA 2024
Nella notte tra il 5 e il 6 novembre seguiremo in diretta le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Partiremo intorno alle 23 e continueremo tutta la notte per raccontare e spiegare quello che accadrà, con aggiornamenti sui risultati, le proiezioni e i commenti dell’Election Day più importante del pianeta.
Secondo i sondaggi sarà una elezione incerta, ma non basta a spiegare il panorama completo. In bilico ci sono tutti gli Stati chiave e dietro la parità tra Trump e Harris si nasconde un’insidia: basta un piccolo errore per spostare in modo decisivo il risultato. Insomma, l’illusione di una partita sul filo del rasoio potrebbe nascondere una realtà molto più imprevedibile.
I sondaggi ci raccontano che sarà una corsa all’ultimo voto, ma non basta a spiegare il panorama completo. L’apparente parità tra Donald Trump e Kamala Harris cela un rischio concreto: una distorsione nei sondaggi, anche minima, potrebbe spingere uno dei due verso una vittoria inaspettata e, alla fine, decisiva.
Ogni stato in bilico rientra in quell’incertezza di calcolo che accompagna le rilevazioni di voto, mostrando così un’immagine transitoria, pronta a capovolgersi al minimo errore. Gli errori nei sondaggi degli ultimi anni hanno spesso sbilanciato i risultati in favore di un candidato, facendo sembrare vicina una partita poi decisa da una netta superiorità. La casualità o la difficoltà nel raggiungere certi gruppi elettorali influenzano pesantemente queste rilevazioni, e questo non è che uno degli elementi che creano un illusorio panorama elettorale.
Basta un errore
Basta una correzione, un solo errore statistico tipico per cambiare il risultato: potremmo vedere Trump o Harris conquistare uno dopo l’altro tutti i sette stati chiave e chiudere con una vittoria netta. Se questo accadesse, Trump finirebbe con 312 grandi elettori, Harris con 319: una differenza decisiva e tutt’altro che marginale, pronta a smentire i sondaggi che sembrano raccontare tutta un’altra storia.
Quando si parla di errori nei sondaggi, non sempre favoriscono i repubblicani. Prendiamo il 2012, ad esempio: se nel 2024 dovesse ripetersi uno scarto simile, Harris si aggiudicherebbe sei su sette stati in bilico, incluso il North Carolina, attualmente in parità. L’Arizona, invece, resterebbe repubblicana, essendo già stata influenzata a favore del GOP nel 2012. In Pennsylvania, dove i sondaggi si rivelarono accurati, Harris manterrebbe un piccolo vantaggio anche quest’anno, portandosi a casa lo stato.
Ma come sarà la situazione quest’anno? Prima del voto è impossibile prevedere la direzione precisa di un eventuale errore: se lo sapessimo, basterebbe correggere i sondaggi in quella direzione e avremmo già un’idea precisa del vincitore. Gli errori di sondaggio dipendono da diversi fattori. I sondaggisti cercano di anticipare la composizione dell’elettorato, ma non è un processo semplice e possono sbagliare. Gruppi specifici, come i non laureati, tendono a rispondere meno frequentemente e rischiano di essere sottostimati; inoltre, alcune persone potrebbero non essere sincere con i sondaggisti. Gli errori sono normali e, in una corsa stretta, possono ribaltare i risultati previsti.
Il passato insegna
Dal lato dei sostenitori di Trump, c’è la convinzione che il “mistero” degli errori del 2020 non sia stato del tutto risolto; potrebbero esistere ancora elettori “timidi” di Trump che sfuggono ai sondaggi e creano un margine di vantaggio nascosto. D’altro canto, i sostenitori di Harris pensano che le modifiche apportate ai sondaggi dal 2020 potrebbero spostare i dati leggermente a favore del candidato che ha perso in precedenza, cioè Trump. I sondaggisti, memori degli errori passati, potrebbero calibrarsi in un modo che finisce per favorire i repubblicani. Harris ha ricevuto un segnale positivo dall’ultimo sondaggio di Ann Selzer in Iowa, dove è avanti di tre punti. I dati tra le donne sono particolarmente interessanti, con Harris in crescita di 20 punti, un dato che potrebbe riflettersi su tutto il Midwest.
Ci sono buone ragioni per ritenere che i sondaggi di quest’anno stiano sottovalutando l’incertezza elettorale, facendo apparire molti risultati come vicini o in parità, anche se i dati di base potrebbero raccontare un’altra storia. Questo potrebbe derivare da una sorta di “effetto gregge,” dove i sondaggisti, per non apparire fuori dal contesto, modificano le metodologie allineandosi con altri. Oppure potrebbe essere una conseguenza di un’eccessiva attenzione alla rappresentatività del campione, che rischia di comprimere le variazioni naturali.
Questa dinamica rende probabile che vi sia molto più movimento “nascosto” nei dati di quanto non sembri dai risultati pubblicati. Un errore inatteso nei sondaggi potrebbe sorprenderci. Questo ci riporta a una conclusione interessante: l’indomani delle elezioni non dovrebbe stupirci se uno dei due candidati vincerà un numero significativo di Stati chiave. Le elezioni restano incerta, ma non è detto che siano davvero così combattute come ci aspetteremmo.
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Secondo i sondaggi sarà una elezione incerta, ma non basta a spiegare il panorama completo. In bilico ci sono tutti gli Stati chiave e dietro la parità tra Trump e Harris si nasconde un’insidia: basta un piccolo errore per spostare in modo decisivo il risultato. Insomma, l’illusione di una partita sul filo del rasoio potrebbe nascondere una realtà molto più imprevedibile.
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