Tra qualche ora sapremo che cosa il governo ci riserva nella legge di stabilità. Sappiamo già da qualche giorno, ma in verità da sempre, che nessuno ne sarà contento. Tutti parleranno di una altra occasione sprecata.
I fanatici del taglio della spesa ne troveranno troppo poca. Quelli che non hanno il coraggio della ferocia, diranno che la spesa è stata tagliata dove non si doveva additando i soliti fantomatici sprechi. I progressisti diranno che si è fatto troppo poco sul fronte dell’equità (e delle sigle vogliamo parlarne?). Industriali e sindacati che si doveva fare di più per il lavoro. Tutti lamenteranno l’assenza delle riforme strutturali. Qualcuno ricorderà che si è fatto poco per le liberalizzazioni. Si coniugheranno insieme gli ossimori di austerità e crescita.
Con l’orizzonte basso dei dodici mesi, venendo non si sa da dove e quindi ignorando dove si vuole andare, ci rifiuteremo come al solito di ammettere che tutte, ma proprie tutte, le scelte degli ultimi vent’anni si sono rivelate fallimentari. Diremo che se solo stringiamo un altro po’ la vite stavolta funzionerà. Ma sappiamo che non andrà così.
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