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Lo so che rischio di passare per maniaco e di ripetermi, ma quando assistemmo alla rielezione di Napolitano, con la politica che saliva in ginocchio al Colle, fu subito chiaro che solo due erano le strade di fronte a noi: quella del vecchio Hindenburg che assisteva allo sfarinarsi della Repubblica di Weimar, o quella del vecchio combattente De Gaulle che rivoltava la Francia a sua immagine e somiglianza. E invece, come al solito, l’Italia ci preparava la sorpresa: riuscire a combinare le due strade in una inedita terza via.

Che io ricordi una riunione del governo e dei soli capigruppo di maggioranza al Quirinale per discutere di un tema di pura iniziativa parlamentare come la legge elettorale non si era mai tenuta. Avrebbe senso all’Eliseo o alla Casa Bianca dove l’inquilino è uomo di parte, eletto comunque almeno dal cinquanta per cento del paese. Ok, so già che mi direte che in Francia con De Gaulle andò diversamente. E invece no perché il generale almeno spazzò via gli imbelli e litigiosi partiti della Quarta Repubblica, dando al paese una guida ferma ed efficace per almeno un trentennio. Qui, sotto Napolitano, si agitano sempre i tipi alla Brunetta e alla Grillo.