La seconda di servizio nel tennis è un colpo cruciale, spesso più significativo della prima nel valutare un giocatore. Infatti, nessuno può contare sempre su una prima impeccabile. Rafa Nadal, per esempio, ha costruito molti dei suoi trionfi su una seconda solida e rapida, quasi una “prima mascherata”, che raramente lo ha tradito con doppi falli. Diversamente, Nick Kyrgios ha sempre preferito rischiare tutto, anche con la seconda. La sua carriera altalenante gli ha dato tutto il tempo per dedicarsi a commenti tecnici da “frat bro”: battute sessiste su X (ex Twitter) e accuse infondate di doping rivolte al numero uno del mondo.
Novak Djokovic
Proprio l’ex numero uno, Novak Djokovic, quest’anno ha dovuto fare a meno della sua prima di servizio per diversi mesi. Con la mente distratta e qualche acciacco fisico, ha attraversato un periodo di magra, gestendo il gioco come si gestisce una seconda di servizio su un campo lento, quando le braccia sembrano sempre più pesanti. Anche durante l’intera trasferta americana, nonostante si fosse messo alle spalle le solite fake news, non è mai parso aver recuperato completamente la sua prima.
Gli Slam di Sinner
Tanti campioni hanno vinto tornei senza esprimere il loro miglior tennis. Non solo i Big Three – Federer, Nadal e Djokovic – ma tanti altri nella storia del tennis. Se l’Australian Open 2024 rappresentava per Jannik Sinner lo Slam dell’ascesa, lo US Open 2024 è stato quello della conferma: dimostrare di poter vincere anche quando non ci si può permettere di perdere. L’uscita prematura di Alcaraz e Djokovic ha lasciato a Sinner, Zverev e Medvedev il compito di contendersi il titolo. La sfida Sinner-Medvedev nei quarti aveva il sapore di una finale anticipata, mentre Zverev sembrava avere un percorso relativamente agevole verso la finale.
La seconda di servizio
L’esito dello US Open 2024 ha cristallizzato lo status di questi tre giocatori. Zverev, come spesso accade, non è riuscito a mantenere il controllo delle proprie emozioni, sia dentro che fuori dal campo, ed è stato eliminato senza troppi complimenti da un determinato Taylor Fritz. Sinner, invece, ha avuto la meglio su Medvedev in una partita tutt’altro che brillante, dove ha messo a segno solo il 53% delle prime di servizio, ma ha vinto il 64% dei punti con la seconda. Una dimostrazione di forza, dopo la dolorosa sconfitta a Wimbledon. Con Jack Draper in semifinale e uno tra Fritz e Tiafoe in finale, per Sinner l’unica opzione era la vittoria: tutto il resto sarebbe stato un fallimento. Non poco per un giovane di 23 anni, reduce da mesi difficili sul piano mentale.
La finale contro Fritz, purtroppo, non ha regalato grandi emozioni. Già dai primi scambi, era evidente la direzione tattica della partita: Sinner dominava da fondocampo con una velocità impressionante, mentre Fritz cercava di tenere il passo. L’americano è un buon tennista, cresciuto molto negli ultimi anni e ora più completo in tutti i fondamentali. Tuttavia, Sinner non ha nemmeno dovuto offrire la sua miglior prestazione in finale: la sua prima di servizio ha vacillato, scendendo a tratti sotto il 40%, ma una solida seconda è bastata per spegnere le speranze di Fritz. L’americano, con il suo gioco potente ma lineare, si è trovato incapace di tenere il ritmo di Sinner, che, una volta entrato in modalità dominatore da fondocampo, è risultato semplicemente ingiocabile.
L’eccezionale diventa routine
I campioni trasformano l’eccezionale in routine, elevando continuamente gli standard di ciò che è possibile. Con ogni successo, ciò che una volta sembrava un traguardo irraggiungibile diventa la nuova norma, spingendo i limiti sempre più in alto. Questa è la vera essenza del campione: non solo raggiungere risultati straordinari, ma anche stabilire un nuovo punto di riferimento per tutti coloro che seguono.
Il valore di questo Slam è ancora maggiore considerando che arriva dopo mesi difficili e in un torneo insidioso come lo US Open. Negli ultimi anni, a Flushing Meadows sono cadute teste coronate: dal tracollo di Djokovic nel 2021 all’eliminazione di Alcaraz quest’anno. Lo US Open, con un calendario sempre più congestionato, è diventato il terreno più ostile per i grandi del tennis: il “cimitero degli imperi“.
Come si vince uno Slam ordinario
È così che nasce uno Slam “ordinario“, vinto dal numero uno del mondo che ha ceduto solo due set in tutto il torneo, rispettando appieno le aspettative. È il secondo Slam conquistato come se fosse una seconda di servizio ben piazzata, dopo aver sfoderato la sua migliore prima all’Australian Open, dove ha dominato per potenza e brillantezza. Questo trionfo mette fine a ogni inutile discussione sul “vero” numero uno del mondo, mentre il distacco di Sinner nella Race per le Atp Finals di Torino diventa abissale: 3000 punti di vantaggio su Zverev e addirittura 4100 nella classifica ATP. Di fatto, il titolo di numero uno di fine anno è già assicurato.
Non è stato un’impresa epica in assoluto, e neppure un torneo particolarmente sfavorevole rispetto al tabellone, come accaduto ad Alcaraz a Wimbledon. Tuttavia, per i grandi campioni, rendere scontata la vittoria in uno Slam è un segno distintivo, come se si trattasse solo di un altro compito da svolgere. La reazione di Sinner alla vittoria è quella che ci si aspetta da lui: sobria e misurata, accompagnata da un timido e tenero bacio alla sua fidanzata, la tennista Anna Kalinskaya, nel suo box. Come se fosse solo un’altra giornata in ufficio.
Quelli della Prossima Generazione
Il 2024 si chiude con un bilancio che evidenzia, ancora una volta, la brutalità del tennis. Novak Djokovic, reduce da un 2023 in cui aveva conquistato tre Slam, si ritrova quest’anno senza titoli nei Major. Ha dovuto cedere il trono di dominatore assoluto del circuito, vedendo sfumare il suo ruolo di favorito in ogni torneo. Se da un lato ha finalmente ottenuto il tanto atteso oro olimpico, dall’altro, il suo rendimento nei tornei ATP è stato ben diverso: una sola finale raggiunta, a Wimbledon, peraltro persa nettamente contro Carlos Alcaraz su uno dei suoi terreni preferiti.
Nonostante il declino di Djokovic e l’assenza di Nadal, a trionfare nei quattro Slam dell’anno non sono stati degli anni ’90 ma due giovani del 2001 e del 2003, capaci di infliggere sconfitte pesanti alla passata “Prossima Generazione”. Daniil Medvedev, il più titolato a livello Slam, sembra aver smarrito il servizio devastante che lo aveva spinto al numero uno del mondo, ritrovandosi ora a rischio di essere ricordato come uno dei migliori giocatori ad aver vinto un solo Slam.
Stefanos Tsitsipas, dal canto suo, ha perso la strada sia tecnica che psicologica, mentre Sasha Zverev continua a rimanere competitivo ma cede sempre nei momenti cruciali. Due esempi recenti: i decisivi quarto e quinto set della finale del Roland Garros e i quarti con Taylor Fritz allo US Open. Giocatori meno celebrati come lo stesso Fritz e Casper Ruud continuano a ottenere buoni risultati, ma non sembrano ancora mentalmente o tecnicamente pronti per conquistare uno Slam, a meno di imprevedibili esplosioni future.
Sinner e Alcaraz, due Slam a testa in attesa della ATP Finals Next Gen
Il tennis sembra dunque avviarsi verso una nuova diarchia, con Jannik Sinner e Carlos Alcaraz a contendersi i titoli più importanti, con un certo vantaggio sul resto del campo. Se uno dei due esce prematuramente, l’altro è spesso destinato a vincere. Questa dinamica ricorda l’epoca iniziale di Federer e Nadal, quando tra il 2005 e il 2010 si spartirono 21 Slam su 24, prima che Djokovic e poi Andy Murray entrassero in scena.
Tuttavia, il tennis è uno sport imprevedibile. Basta ricordare che solo un anno e mezzo fa Holger Rune era considerato superiore a Sinner, e tre anni fa Zverev affermava che i nuovi Big Three sarebbero stati lui, Djokovic e Medvedev. Nulla è mai scontato. Tra i giovani della Next Gen emergente ci sono promesse come Jakub Mensik e il brasiliano Joao Fonseca, quest’ultimo spesso paragonato a Sinner nel suo paese. Entrambi sembrano avere il potenziale per diventare top player di livello Slam, ma la strada è ancora lunga.
Sinner resta numero uno
Guardando al presente, i numeri sono a favore dell’italiano. La vittoria negli Stati Uniti rappresenta il suo 55º successo stagionale, con una percentuale di vittorie del 91,6%. Questo lo inserisce in un gruppo ristretto di soli otto tennisti capaci di superare il 90% di vittorie con almeno 25 match giocati. Dopo una meritata pausa di due settimane, probabilmente Sinner tornerà in campo a Shanghai. Si prevede la sua presenza anche a Bologna con la squadra di Coppa Davis, pur senza scendere in campo.
Finals e Davis
La scelta di saltare eventualmente l’ATP500 di Pechino potrebbe costargli 500 punti in classifica, ma il margine di vantaggio è tale da consentirgli di riposare, in vista di un finale di stagione ricco di tornei. Curiosamente, proprio da Pechino era iniziata la sua rincorsa al numero uno del mondo e ai due Slam ora nella sua bacheca.
La parte finale della stagione si prospetta particolarmente favorevole per Sinner, con il cemento indoor e le ATP Finals in casa, davanti al pubblico di Torino. Senza dimenticare le finali di Coppa Davis, dove l’Italia si presenta come la favorita numero uno per la conquista della terza Insalatiera.
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