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In Italia, nelle due settimane precedenti al voto, è vietata la pubblicazione di ogni tipo di sondaggio per via di una legge sulla par condicio vecchia di tredici anni e, diciamolo, parecchio inutile. La legge 28 del 22 Febbraio 2000 è stata facilmente aggirata, soprattutto online, mascherandola con i dati sul Vaticano o sulle corse di cavalli.

La legge vieta la pubblicazione dei sondaggi nella Penisola ma non all’estero, tant’è che gli analisti continuano a sfornarne a decine che, oltre a farli arrivare sulle scrivanie dei partiti committenti, arrivano anche nelle scrivanie dei giornali stranieri. L’ultimo in ordine di tempo è il sito svizzero in lingua italiana Ticinonline.

I due giornalisti di “I numeri che l’Italia non può sapere” hanno interpellato Nicola Piepoli, presidente dell’istituto Piepoli; Antonio Valente, dell’istituto Lorien; Maurizio Pessato, vicepresidente di SWG.

Piepoli è convinto che «la tendenza è quella di una vittoria piuttosto netta del Pd, sia alla Camera che al Senato» e anche il movimento di Grillo «sta salendo, ma non salirà al di là di quanto fatto da Berlusconi nel 1994 (21%, ndr), il livello massimo è il 20%» anche se, continua Piepoli, «si tratta di nuova politica non di antipolitica».

Anche Pessato è dello stesso avviso, anche se non può quantificare i dati «perché l’esposizione di questi giorni di Grillo potrebbe portare a sovrastimarlo». Alla domanda sul vincitore di queste elezioni, Pessato è chiaro: «non c’è possibilità alcuna che il centrodestra possa pensare di raggiungere il centrosinistra alla Camera». C’è da dire che nessuno degli intervistati scommette sul 20% del partito di Berlusconi. Sul risultato numerico il vicepresidente di SWG dice che il divario è sostanzialmente del 5% «per il meccanismo del voto utile e perché l’elettorato più anziano (per il Senato votano gli over 25) tende a votare i partiti tradizionali, Pd e Pdl»

Più cauto invece Antonio Valente, che dà un vantaggio più netto del centrosinistra alla Camera, ma è meno sicuro riguardo il Senato: «saranno Lombardia, Sicilia, Campania e Veneto, regioni in bilico, a decidere la partita».

Tutti si sono espressi malamente per questa campagna elettorale, anche se Valente vede uno spiraglio di speranza: «In ogni caso il Parlamento vedrà cambiare il 50% di deputati e senatori. Soprattutto a centrosinistra vi sarà un profondo ricambio generazionale». Pessato, a chi crede nell’ingovernabilità del dopo-voto, crede che Vendola e Monti dovranno necessariamente scendere a compromessi. «E vale anche per Casini e Fini. Che il Pd sia o meno autosufficiente dovranno far prevalere un senso di responsabilità. Se non danno governabilità al paese, si tornerà presto alle urne e loro non si potranno più ripresentare, nessuno di loro».

Il dibattito passa poi sui “numeri” del presidente del Consiglio. Berlusconi da settimane lo punzecchia dicendo che non arriverà al 10 per cento: «È attendibile – conclude Piepoli – Monti è al limite del 10%, potrebbe esserci come non esserci».

I sondaggi ovviamente lasciano il tempo che trovano, specialmente quando non se ne possono pubblicare, il modo migliore per sfatarli – o confermarli – è di andare a votare.