«Nel nostro primo Consiglio dei ministri delibereremo la restituzione dell’Imu. Le famiglie saranno rimborsate in contanti e per la prima volta sorrideranno ricevendo una lettera dal fisco». Pensate che il Cavaliere la chiamava “proposta shock”, in realtà la solita bugia da campagna elettorale che i politici fanno quando chiedono il voto ai cittadini. Attenzione però a non prendere alla leggera le proposte di Berlusconi. La conferenza di oggi è servita unicamente alla campagna elettorale, ciò non vuol dire che se venisse eletto non toglierebbe l’Imu, tutt’altro.
Il fatto è che la restituzione dell’Imu è un’operazione finanziaria molto complessa, costa 4 miliardi, «un duecentesimo della spesa pubblica» dice il Cavaliere. Quattro miliardi che al momento non abbiamo. E quindi dove trovarli? «In Svizzera – assicura il Cavaliere – chiuderemo l’accordo con la Svizzera per la tassazione delle attività finanziarie detenute in quel paese da cittadini italiani: il gettito è una tantum di 25-30 mld e poi all’anno un flusso di 5 mld». Ok, potrebbe starmi pure bene come ragionamento, del resto è simile a quello che diceva Renzi alle primarie. E però c’è un però grande quanto una casa.
Quei soldi, esattamente come sono arrivati nelle banche svizzere, possono allo stesso modo evaporare nel giro di una notte: «nella “nobile gara” tra fisco e contribuenti, i capitali se ne andranno. Sono mobili, appunto. E se ne andranno verso altri Paesi. O forse Berlusconi ha in mente di fare accordi con 190 Stati diversi? La case invece stanno dove sono, non si muovono», dice all’Huffington Post l’economista Giacomo Vaciago, un passato di consigliere economico del Tesoro e di palazzo Chigi. Stiamo comunque parlando di un accordo che è stato già bocciato dalla Camera tedesca, e che Monti, pur vicinissimo nel riuscirci, non ce l’ha fatta a portare a casa. Credete davvero che Berlusconi possa far meglio del Presidente del Consiglio?
Oltretutto per garantire la sua promessa, Berlusconi ha detto che in attesa dell’accordo con la Svizzera prenderà in “prestito” i 4 miliardi necessari dalla Cassa depositi e prestiti, il deposito dove i cittadini tengono i cari libretti postali. In poche parole un pensionato andrà allo sportello dell’ufficio postale sotto casa per il rimborso dell’Imu, prelevando gli stessi soldi che ha nel suo conto corrente: la mano sinistra del cittadino pagherà le illusioni – e i debiti – della mano destra.
E poi «taglieremo i costi della politica, dimezzeremo il numero dei parlamentari, aboliremo del tutto il finanziamento pubblico per i partiti. In cinque anni – ha spiegato – possiamo ridurre le spese dello Stato di 80 miliardi». Tralascio l’abolizione del finanziamento pubblico, tanto ormai ne parlano tutti, per dedicarmi al dimezzamento dei parlamentari. Sapete cosa serve per ridurre anche di una sola unità il numero dei parlamentari italiani? Il numero dei parlamentari è sancito dalla Costituzione; per ridurli serve modificare 40 tra articoli e commi, e per modificare quella parte di Carta serve l’approvazione da parte di due terzi del Parlamento. Significa che almeno 650 parlamentari devono mettersi d’accordo e votare per quattro volte di cambiare la Costituzione. In questo momento – anche col premio di maggioranza del Porcellum – nemmeno la coalizione che vincesse con un consenso superiore al 50 per cento porterebbe 650 eletti in Parlamento, ed è inconcepibile che si mettano d’accordo tutti i partiti per cambiare una legge che andrebbe solo contro la casta.
Dell’attendibilità delle proposte di Berlusconi, in rete, da ore, gli economisti stanno facendo la ola.
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