C’è aria di inciucio al Nazareno: Massimo D’Alema, in un’intervista al Corriere, apre a Berlusconi e Grillo:
Il primo problema è il funzionamento delle istituzioni e ritengo che le forze politiche maggiori debbano essere tutte coinvolte. E che quindi al centrodestra e al Movimento 5 Stelle vadano le presidenze delle due assemblee parlamentari, ovviamente sulla base della proposta di personalità che siano adeguate a ruoli istituzionali di garanzia.
Ma dal blog di Grillo, in un post a firma di Claudio Messora (Byoblu), la vedono in maniera assolutamente diversa: «Se proprio Pd e PdL ci tengono alla governabilità possono sempre votare la fiducia al primo Governo M5S». La risposta di Bersani non si è fatta attendere: «Come noi rispettiamo gli elettori, anche Grillo li rispetti. I numeri li vede anche lui. Non pensi di scappare dalle sue responsabilità con delle battute ci si vede in parlamento e davanti agli italiani».
È tutta qui la giornata politica di oggi all’ombra del Transatlantico. Il resto è leggibile solo dietro le righe.
L’apertura di D’Alema pare non sia nemmeno presa in considerazione da Bersani e dai suoi. Pare perché non c’è conferma, ma da quel che si spiffera da Sant’Antonio delle Fratte l’intervista del Corriere non è andata giù al segretario Democratico. Per niente.
Bersani in questo momento è sotto assedio, lo è dalla base che gli chiede come comportarsi e cosa dire in casi di domanda diretta; lo è dai militanti che in questi due giorni hanno inondato la casella di posta del Pd con richieste, non tutte gentili, di non accordarsi con il centrodestra. Ed è in questo contesto che Matteo Renzi potrebbe tentare il colpo.
Sappiamo che Bersani è rimasto molto soddisfatto dell’operato del sindaco di Firenze, sia in campagna elettorale che sulla decisione di non partecipare ai “caminetti” (come li ha chiamati lo stesso Renzi sulla Stampa ieri), tanto che in molti, adesso, tendono meglio le orecchie per capire la prossima mossa del segretario.
Mercoledì prossimo c’è Direzione Nazionale, e lì Bersani cercherà di convincere i delegati sulle sue prossime mosse: la prospettiva, innanzitutto, di formare un governo con i grillini; lanciare poche proposte che prevedono il conflitto di interesse, una legge anticorruzione “seria”, il taglio dei costi della politica, la green economy e qualcun’altra per favorire il lavoro. Un po’ pochine per un governo che intende governare cinque anni, ma sta proprio qui il senso dell’ipotesi Renzi.
L’attuale precarietà di un governo a tempo, impone una seria e lungimirante riflessione: quanto potrà durare un esecutivo formato da Democratici e 5Stelle? Forse un anno, probabilmente meno. Bersani si è reso conto che il suo futuro politico è attaccato alle prossime mosse di Grillo e – anche se non lo dice – di Matteo Renzi. Il segretario Pd è convinto che la strana alleanza sancita per la campagna elettorale darà i suoi frutti proprio adesso che ce ne è più bisogno, per questo sta tessendo le basi per una futura segreteria che faccia capo al sindaco di Firenze. Insomma, Bersani ha scelto Renzi come risorsa fresca e giovane per il partito. Ma l’ha scelto soprattutto perché è il Pd ad averne bisogno, ed è dispostissimo a sacrificare D’Alema come Renzi sacrificò Veltroni alle primarie di tre mesi fa.
La logica ci impone tutta una serie di verifiche per una notizia del genere. L’ampio respiro di Enrico Letta ci fa pensare che potrebbe proprio avverarsi ciò che paventiamo: «Dobbiamo dire la verità: Renzi sicuramente sarà la carta del futuro. Su forme di democrazia diretta e partecipazione bisogna riconoscere che Matteo è moderno e decisamente competitivo con Grillo».
La conferma delle poche, ma sensibili proposte da mettere sul piatto parlamentare, arriva da Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Pd: «Bersani è il candidato premier del Pd. Il Pd è contrario a ogni forma di governissimo. Porteremo in Parlamento le nostre proposte radicali e di cambiamento. Lotta alla corruzione, conflitto d’interessi, riduzione del numero dei parlamentari, nuove forme per dare più lavoro, green economy. Chi non vuole assumersi le responsabilità, lo farà davanti al paese».
Il quadro è questo, adesso tocca agli altri.
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