Mentre dalle opposizioni si chiede a gran voce già per lunedì di formare un governo tecnico perché l’Italia è sull’orlo del precipizio, Silvio ha già fatto partire la macchina della propaganda usando nuovi slogan abbinandoli a vecchi epiteti. Ma con una novità: il nuovo che avanza.
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Berlusconi non ci ha dato nemmeno il tempo di capire se è vera crisi, che ha dato il via, in sordina e con molta pacatezza, alla nuova campagna elettorale del Pdl. Quattro temi principali con i quali ci propinerà tutto il bene possibile sul suo governo dimissionario. Perché la crisi è stata colpa non solo dei mercati, ma della poca credibilità all’estero. Della scarsa credibilità della sinistra, ovviamente.

I temi sono i soliti: il senso dello Stato, le congiure da prima Repubblica, la legge di stabilità come chiedeva l’Europa, e il ricambio generazionale.

Sicuramente non sarà il Popolo delle libertà a campeggiare sui manifesti che tappezzeranno le nostre città, bensì un altro partito con un altro simbolo che richiami, presumibilmente, i valori nazionali e l’Italia. Lo scopo, naturalmente, è di scardinare le posizioni degli indecisi che si trovano in entrambi gli schieramenti, con una demagogia meno populista del solito per nulla affievolita dai recenti riscontri parlamentari.

Senso estremo dello Stato. Nessuno potrà dire che il Cavaliere era attaccato alla poltrona visto come si è dimesso; nessuno potrà mettere in dubbio il suo senso civico qualora andasse a vedere i risultati della sua maggioranza: non è mai stato sfiduciato, anzi ha scelto con molto onore di sacrificare la sua investitura di capo del governo per gli interessi del paese.
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Le congiure di palazzo. Il ribaltone, lo chiama Berlusconi. Consapevole del fatto che il termine evoca cattivi auspici (Dini e tutta la marmaglia parlamentare che lo depose nel 1994), il premier accentrerà la sua campagna sul valore morale e liberale di tutti i suoi governi. Governi in cui mai è stato mandato a casa dal Parlamento, ma dimessosi sempre per colpa dei “traditori della Patria” (vaghi ricordi passati) che lo hanno mollato quando c’era più bisogno di un’omogeneità nazionale attorno al Capo.

Legge di stabilità. E’ il cruccio del premier, lo Yin e lo Yang di Eurolandia. Spalmerà in tutte le salse che il suo governo, ormai dimissionario, si è profuso davanti agli impegni presi con l’Europa per far approvare il maxi-emendamento per uscire dalla crisi finanziaria. Dirà, ovviamente, che lo Spread a 600 punti è colpa della speculazione in atto contro l’Italia. Dirà, ovviamente, che la crisi è globale e che il suo governo non ha colpa se i mercati risentono degli alti e bassi e delle oscillazioni del vento finanziario. Dirà, ovviamente, che se non fosse per il suo alto dovere civico la legge di stabilità non sarebbe mai stata approvata se al governo ci andava o ci andrà un governo comunista. Dirà, ovviamente, che è stato il presidente del Consiglio più longevo della storia repubblicana. Giolitti, ovviamente, faceva parte della “prima ridicola Repubblica“.

Ricambio generazionale. Il nuovo che avanza, il Barack Obama italiano e non abbronzato: Angelino Alfano. Sottoporrà all’attenzione degli elettori l’età media dei parlamentari italiani: Fini, Casini e D’Alema erano presenti in Parlamento nella Prima Repubblica; Bersani ha mosso i primi passi quando Berlinguer era il segretario del Partito Comunista; il presidente Napolitano, con i suoi 86 anni, è un anzianotto difficile da gestire. Per non parlare della possibilità che hanno i giovani se provano ad alzare la cresta nella sinistra italiana (il caso Renzi è cronaca). Insomma, il nuovo che avanza è uno splendido quarantenne che non è nuovo, ma almeno è giovanissimo rispetto ai colleghi di Palazzo.

Con queste fondamentali argomentazioni, volete che qualcuno non lo voti anche solo per solidarietà o simpatia?

Se vi sembra poco realistico lo scenario descritto, andate a rivedere i commenti e le interviste nei Tg o nei Gr del premier in queste ultime dodici ore, e converrete con me che tanto fantasiosa non è questa descrizione. Certo, ha detto che non si candiderà perché sarà Alfano il candidato premier del centro-destra. Vi ricordate ancora che mestiere faceva Mangiafuoco?
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