Mentre l’Italia si perde dietro le adenoidi del ministro della Giustizia, la vera notizia sono i folli stipendi dei manager testimoniati dai tre milioni e seicentomila euro di buona uscita per un anno di lavoro del figlio di Anna Maria Cancellieri. Ecco il fallimento dell’ennesimo tentativo di stimolare l’occupazione con incentivi fiscali e contributivi.
Vi ricorderete sicuramente come il premier Letta, il primo giorno di ottobre, si vantava dei 5.500 click per il bonus giovani. Ecco, più o meno siamo rimasti lì. Nonostante il bonus da 800 milioni per creare centomila posti di lavoro in tre anni, le domande sono state pochissime, circa 14mila, di cui poco più di ottomila da applicarsi ad assunzione già concluse prima dell’avvio del bonus. Non sono qui a lamentarmi dei numeri, che sono sì bassi, ma rimangono sempre un plus rispetto allo zero ufficiale del governo. Mi lamento della facilità con cui i numeri diventano boom economico.
È una cosa che i governi non vogliono capire: le aziende non assumono perché ci sono gli sgravi, assumono perché c’è domanda. Gli sgravi, paradossalmente, favoriscono quelle aziende che hanno già deciso di assumere perché hanno un mercato in crescita. E quei preziosi milioni, lo stipendio di un paio di centinaia di manager, saranno gocce d’acqua buttate nella fornace della crisi. Iniziamo a capire quali lavori incentivare e forse potremmo fare di più per i nostri giovani.
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