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Pietro Grasso è stato eletto Presidente del Senato con i voti del centrosinistra e parte del M5S. Grasso è stato Procuratore Nazionale Antimafia prima che Bersani lo chiamasse in Parlamento. Ecco la sua storia.

Nato a Licata (AG) il 1 gennaio del 1945, Grasso inizia la carriera di magistrato nel 1969 come pretore a Barrafranca (EN) per poi passare, a metà degli anni settanta, a Palermo come Pm occupandosi di criminalità e di reati contro la pubblica amministrazione. Diventa titolare dell’inchiesta sull’omicidio del presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella (ucciso il 6 gennaio 1980) e nel 1984 diventa giudice a latere nel primo maxi-processo a Cosa Nostra (10 febbraio 1986 -10 dicembre 1987) con 475 imputati ed è inoltre l’estensore di 8mila pagine della sentenza.

Conclusa l’esperienza con il maxi-processo, Grasso viene chiamato come consulente della Commissione Antimafia e nel 1991 ottiene la nomina di consigliere alla Direzione Affari Penali del ministero di Grazia e Giustizia allora guidato da Claudio Martelli. Successivamente viene nominato componente della Commissione centrale per i pentiti al posto di Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci il 23 maggio del 1992.

Quasi in contemporanea viene nominato procuratore aggiunto alla Direzione nazionale antimafia, allora presieduta da Pierluigi Vigna, e ‘prestato’ alle procure di Palermo e Firenze per seguire le indagini sulle stragi del 1992 e del 1993.

Nell’agosto del 1999 diventa Procuratore capo di Palermo, e lì rimane fino al 1 agosto 2005, giorno in cui subentra a Pierluigi Vigna come Procuratore Nazionale Antimafia grazie a «un profilo professionale di assoluta eccellenza, fondato su una grande abnegazione, su una elevatissima cultura giuridica, su un’ampia capacità organizzativa e su un profondo intuito investigativo». La nomina alla DNA di Grasso abbe una coda polemica particolarmente aspra sia sul piano politico che giuridico: il magistrato più accreditato a ricoprire tale nomina era il giudice di Palermo Giancarlo Caselli, ma un emendamento alla cosiddetta “Riforma Castelli” vietò la nomina di Caselli per superamento del limite di età. La Corte costituzionale, successivamente alla nomina di Pietro Grasso quale nuovo capo della DNA, dichiarò illegittimo il provvedimento che aveva escluso il giudice Giancarlo Caselli dal concorso. Nel 2010 il CSM confermò all’unanimità e senza nessuna polemica un secondo mandato a Pietro Grasso.

Durante la direzione di Grasso, la DNA ha arrestato quasi duemila persone, compresi 13 latitanti che facevano parte della lista dei 30 uomini più pericolosi. Nell’aprile del 2006 la direzione antimafia ha inoltre contributo alla cattura del super-latitante Bernardo Provenzano.

Il 27 dicembre 2012 Pietro Grasso ha chiesto l’aspettativa al CSM per motivi elettorali; oggi Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, presentando la candidatura di Grasso al senato con i Democratici in conferenza stampa afferma: «sarà la riscossa civica del Paese».

Il 16 marzo 2013 il Senato lo ha eletto presidente con i voti del centrosinistra.