Date le premesse che questa giornata elettorale ci ha dato, le considerazioni da fare sono sostanzialmente tre: ha perso il Pd; ha vinto Grillo; Berlusconi è andato oltre ogni attesa.
Gli istant poll del pomeriggio davano il centrosinistra in vantaggio di parecchio praticamente ovunque, per poi cannare clamorosamente con l’arrivo delle prime proiezioni. I dati reali, sia al Senato che alla Camera, dicono che il M5S è il vero vincitore di queste elezioni aldilà dei voti che alla fine prenderà. Sempre gli stessi dati ci dicono fondamentalmente altre due cose: Bersani è andato clamorosamente molto al di sotto le attese, è in netto svantaggio non solo nelle regioni considerate in bilico – Lombardia, Veneto, Sicilia e Campania – ma è sotto persino in Puglia regione considerata certa da tutto il centrosinistra, e sia il Piemonte che la Calabria sono ancora in bilico; il vero protagonista di queste politiche (oltre all’enfant prodige Grillo) è sicuramente Berlusconi che dal 15% quotato alla vigilia è riuscito, con una magia delle sue, a far superare non solo l’asticella del 20 per cento, ma addirittura vincere in tutte le regioni che contano davvero e che mandano seggi a Roma. E parliamo di Lombardia, Sicilia, Veneto e Campania che, grazie a questa vittoria, il centrodestra sarà molto probabilmente maggioranza al Senato.
In spiccioli significa semplicemente che l’Italia sarà ingovernabile – al cdx o al csx non basterebbe nemmeno allearsi con Monti per avere la maggioranza – e non sarebbe così stupefacente se tra sei o nove mesi si decidesse di tornare a votare. E Grillo ovviamente otterrebbe il 70%.
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