Dopo la tragedia di Lampedusa si è riaperta la polemica sulla Bossi-Fini. La legge contro l’immigrazione varata nel 2002 dal secondo governo Berlusconi, prende il nome dei due primi firmatari: l’ex leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, e l’ex leader della Lega Nord, Umberto Bossi, all’epoca rispettivamente vicepresidente del Consiglio e ministro per le Riforme istituzionali e la Devoluzione. La norma ha modificato e sostituito la precedente legge Turco-Napolitano, ad ha da subito scatenato polemiche perché restrittiva nei confronti degli immigrati.
Ecco i cinque punti salienti e contestati della legge.
• Espulsioni immediate con accompagnamento alla frontiera. L’espulsione degli immigrati irregolari (in assenza di permesso di soggiorno e senza validi documenti di identità) viene emessa in via amministrativa dal prefetto della Provincia dove viene rintracciata la persona e deve essere immediatamente eseguita con l’accompagnamento alla frontiera da parte della forza pubblica. Gli immigrati irregolari, privi di validi documenti di identità, vengono alternativamente portati in centri di permanenza temporanea, istituiti dalla legge Turco-Napolitano, al fine di essere identificati. E poi respinti.
• Permesso di soggiorno solo con certificato di lavoro. L’ingresso e la permanenza degli immigrati sono rigidamente subordinati all’esercizio di una attività lavorativa, che deve essere certificata tramite il ‘contratto di soggiorno’ e il rilascio di un permesso di soggiorno della durata fino a due anni per i rapporti a tempo indeterminato (fino a un anno negli altri casi).
• Restrizioni nella durata del permesso e dei criteri per restare in Italia. La legge ha ristretto la durata del permesso di soggiorno degli immigrati disoccupati (da 12 a sei mesi). Ha inoltre aumentato gli anni (da cinque a sei) necessari per ottenere la garanzia di restare in Italia a tempo indeterminato con l’acquisizione della carta di soggiorno (il requisito è stato successivamente riportato a cinque anni a seguito del recepimento di una direttiva europea).
• Respingimenti in acque extraterritoriali e reato di favoreggiamento. La norma ammette i respingimenti al Paese di origine in acque extraterritoriali, in base ad accordi bilaterali fra Italia e Paesi limitrofi, che impegnano le polizie dei rispettivi Paesi a cooperare per la prevenzione dell’immigrazione clandestina. L’intenzione è far sì che i barconi non attracchino sul suolo italiano, e che l’identificazione degli aventi diritto all’asilo politico e a prestazioni di cure mediche e assistenza avvenga direttamente in mare, sui natanti delle forze dell’ordine. Inoltre chi aiuta i migranti ad entrare nel Paese rischia l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reato punito con la reclusione fino a tre anni e con una multa fino a 15 mila euro per ogni persona ‘favorita’.
• Impronte digitali e restrizioni delle tutele. La Bossi-Fini ha inoltre introdotto l’obbligo di rilevamento e registrazione delle impronte digitali degli immigrati al momento del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno. Ha altresì imposto restrizioni alla possibilità di tutela in caso di respingimento e aumento del trattenimento dei centri di permanenza temporanea da 30 a 60 giorni dei cittadini stranieri senza titolo di soggiorno.
(Credit photo Zeroincondott★ – h/t Lettera 43)
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