Sarà forse difficile raccontarlo in futuro, ma, alcuni giorni fa, noi italiani abbiamo vissuto un inizio di primavera. Una primavera di valori. Le primarie, indipendentemente dal risultato, hanno rappresentato una fioritura di partecipazione, entusiasmo, educazione, che da molto tempo era assente dal nostro Paese. I milioni di persone che hanno partecipato al voto, sono stati mossi, almeno per larghissima parte, da una condivisione dei valori del Pd in particolare e del centrosinistra in generale, ma, almeno io la penso così, anche dalla necessità di dimostrare e dichiarare la loro voglia di essere presenti e protagonisti del futuro di questo nostro Paese.
Un voto non più anonimo, ma fatto di volti che credono ancora, nonostante tutto, in un’Italia migliore di quella che quotidianamente viviamo. Queste persone con il loro voto e la loro presenza, educata e silenziosa, hanno allontanato per un po’ l’atteggiamento irresponsabile e populista dell’antipolitica che purtroppo sta dilagando. Queste persone sono riuscite a rappresentare quello che la politica non è da tempo in grado di fare: ridare voce e valore alla coscienza del nostro Paese. E sono loro, con la loro testimonianza attiva, che hanno detto alla politica che solo riformandosi potrà tornare credibile. Non faccio riferimento solo al centrosinistra, ma parlo della Politica, perché queste primarie rappresentano una lezione per tutti gli schieramenti. Una lezione di autocritica che porta tutti a condividere la grave situazione economica e morale che oggi interessa il nostro Paese e riconoscere, così, la necessità di ripartire dalle idee e non dagli interessi per progettare un futuro, dando speranza non solo alle giovani generazioni, ma a tutti, indistintamente. Queste primarie sono state un’occasione per spronare la nostra società a sposare il riformismo, cioè l’adeguamento di tutti gli strumenti che una società moderna possiede, alle esigenze del presente. Queste primarie sono state finalmente una finestra aperta alle nuove generazioni, che oggi soffrono maggiormente e sono schiacciate da una società moderna che non le premia, ma continua a isolarle e temerle. Matteo Renzi ha portato al centro il tema del confronto generazionale, la necessità di aprire i centri di potere e direzionali di questo Paese all’energia dei nostri figli. Come alcuni hanno scritto al termine di queste primarie, Matteo Renzi è il programma e la garanzia del cambiamento. Matteo è il simbolo che ha portato alla luce dei riflettori quello che noi tutti sapevamo ma preferivamo ignorare: la presenza di una generazione che richiede rispetto, considerazione e la possibilità di partecipare. Ed è il momento che ogni partito si confronti con questa lezione. Non si potrà disperdere questa esperienza, ma necessariamente assimilarla, perché è la porta aperta verso il nostro futuro. Nel caso specifico del centrosinistra sono certo che Pier Luigi Bersani, e assieme a lui tutti coloro che nel Pd non si faranno prendere dall’atavico vizio del “o con me o a morte”, riuscirà, e riusciranno, a moltiplicare gli effetti positivi di questa esperienza, non disperdendola, ma assimilandola e valorizzandola. Perché, come scrive Curzio Maltese: «Non per vincere le elezioni, ma per convincere a governare un paese come questo, l’esperto trionfatore di oggi ha molto da imparare dal giovane sconfitto».
Sergio Bolzonello – Messaggero Veneto 8 dicembre 2012 – pagina 14 sezione: Regione
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