Così come non è servito a nulla il decreto Cutro, a nulla servirà, se non a peggiorare la situazione, il decreto appena approvato dal governo per fingere di contrastare “l’emergenza migranti”.

Sulla Stampa di oggi, Luigi Manconi spiega magnificamente come alzare a 18 mesi i tempi di detenzione dei migranti irregolari in un centro di permanenza per il rimpatrio, promettendo di costruirne di nuovi, non sia solo inumano, anticostituzionale e giuridicamente molto discutibile, ma anche inutile.

E non è nemmeno una misura nuova. Ci aveva già provato Maroni da Ministro degli Interni e l’effetto che ha sortito è stato un case study d’inutilità ministeriale: i rimpatri sono diminuiti, i centri si sono ingolfati, la situazione non ha fatto che peggiorare. E sarà così anche stavolta. Stavolta, anche se prima di pensare a quanto tutto questo sia inutile, forse dovremmo prima soffermarci a pensare a quel che stiamo facendo.

Diciotto mesi

Prendiamo delle persone in fuga da guerre, carestie, fame, cambiamenti climatici enormi ed estremi, li rinchiudiamo in una sorta di campo di concentramento – o a dirlo come Meloni: “Campi perimetrabili e sorvegliati” – solo perché non riusciamo a metter su un sistema che valuti per tempo le loro richieste d’asilo – indipendentemente dal fatto che siano davvero profughi – li imprigioniamo e ci prendiamo 18 mesi di tempo per dire loro se possono restare o andar via.

Altra notizia, anche i rimpatri non hanno mai funzionato. Sono costosissimi, senza accordi veri con i paesi d’origine non si riescono a portare a compimento e quello che succede quando scadono i tempi di detenzione (chiamiamo le cose come stanno) i migranti sono liberi di andare via. Nel frattempo non li avremo formati, non li avremo aiutati, non li abbiamo integrati, non gli abbiamo insegnato la lingua. Li abbiamo solo messi in prigione. Ma lontani dai centri abitati, non sia mai, per fingere che non esistano.

E per quante persone potremmo fare tutto questo con i centri che hanno in mente al governo? Duemila? Tremila? Quattromila? A Lampedusa in questi giorni ne sono arrivati undicimila.
Capite ora perché non può funzionare?

Undicimila

Ma fermiamoci a questo numero, undicimila.

Davvero è impossibile accogliere undicimila persone in un paese di sessanta milioni? Undicimila, centotrentamila in un anno, senza vedere quelle scene vergognose a Lampedusa col cibo lanciato oltre le barriere come fossero animali; e loro, i migranti, accapigliarsi per prenderlo finché non gli hanno spiegato che ce n’era a sufficienza per tutti. Davvero pensate sia impossibile accoglierli? Sì, ok, ci sono anche le belle immagini del carabiniere che tiene in braccio la bimba in attesa della madre. E ci mancava pure il contrario!

Anche questa, dell’impossibilità di accogliere quelle persone che stanno arrivando – non tutti come scrivono sui social, ma quelli che stanno arrivando in questi giorni – è un’enorme menzogna. Avremmo la forza di accogliere, formare e integrare molte persone se solo lo volessimo. E poi la verità, e qui fa ridere solo il pensarci, è che i migranti non hanno nessuna intenzione di invaderci. Ma proprio nessuna! Non vogliono nemmeno restare in Italia!

Lo scriveva domenica anche De Bortoli sul Corriere: vogliono muoversi, vogliono andar via da qua, vogliono andare verso condizioni di vita migliori e quasi sempre non è da noi che le cercano e le trovano. È un fatto.

Centocinque milioni

Anche il memorandum con la Tunisia (altro affarone che sta portando solo guai) non è soltanto inefficace e dannoso, è anche illegittimo. Secondo il Consiglio Europeo, l’organo che rappresenta gli stati nell’UE, la Commissione non aveva fatto tutti i passaggi necessari prima di andarlo a firmare da Saïed. Tradotto: Ursula Von der Leyen è voluta accorrere in aiuto di Giorgia Meloni solo per continuare a coltivare i rapporti con l’establishment europeo di cui vorrebbe entrare a far parte dopo le prossime elezioni. Quindi ha accompagnato Meloni da Saïed a firmare un memorandum su cui tutti gli stati non erano ancora d’accordo e poi è corsa a Lampedusa. A Lampedusa è rimasta per nove minuti. Nove minuti nell’hotspot, nove minuti in mezzo ai migranti, come se fosse una cosa seria.

Novantasette

Ricordo che quando il mare restituì 97 corpi – NOVANTASETTE CORPIsulla spiaggia di Cutro, scrissi che non solo la Premier, ma l’Europa sarebbe dovuta andare su quella spiaggia a dare un segnale di consapevolezza di quel che stava succedendo, di quel che sta accadendo. Di come andrebbe gestito senza andar dietro alla pancia di elettori spaventati ma organizzando i flussi in modo intelligente, combattendo davvero la tratta, rendendo possibili vie legali. Lavorando come Europa insieme ai paesi africani per sostenerli, facendo un grande piano di integrazione e accoglienza per le persone che arrivano qui. Servono scuole, formazione e lavoro, non prigioni.

Ma allora l’Europa non andò su quella spiaggia, forse non considera un problema 97 corpi restituiti dal mare, di cui 35 bambini. L’Europa invece considera un problema i migranti che arrivano vivi, impegnati a salvarsi la vita. Questo preoccupa talmente tanto da valere un viaggio e nove minuti in un hotspot svuotato e ripulito in meno di 24 ore.

Ma questa Europa non si preoccupa nemmeno dei simboli. I protagonisti sono impegnati in una misera campagna di autoconservazione, memorandum illegittimi e passerelle inutili.

Quello che abbiamo non è un bello spettacolo. A meno di un anno dal voto europeo.