C’è un piccolo aneddoto che a Sant’Antonio delle Fratte spesso dimenticano e tirano fuori quando sono a due passi dal tracollo.

Alle elezioni del 2008 gli elettori sono stati 36,9 milioni. 38 milioni nel 2006; nel 2001 sono andati a votare 37.1 milioni di italiani; 37.4 nel 1996 e 38.7 milioni di elettori hanno scelto tra Berlusconi e Occhetto nel 1994 alle prime elezioni della Seconda Repubblica. La media dice che 37 milioni di italiani hanno preferito andare a votare negli ultimi vent’anni, a fronte di quasi 48 che ne hanno il diritto. Mi sono andato a spulciare Wikipedia per quantificare questi dati perché, leggendo in giro che Bersani dovrebbe portare Renzi più spesso in campagna elettorale, mi sono reso conto che finalmente il centrosinistra vuole sfondare a destra.

Alle primarie per la premiership, si rimproverava a Matteo Renzi di non essere di sinistra quanto molto vicino alle idee liberali (?) di Berlusconi. I puristi spiegavano che il Pd doveva rimanere un partito di sinistra come nella sua natura, mentre il Pd di Renzi aveva un perimetro più largo al centro e più stretto a sinistra. Bersani poi diceva che voleva un Pd “progressista e riformista” (prima o poi parleremo di cosa vuol dire progressista e cosa riformista), ovvero più o meno vicino ai socialdemocratici europei. Da queste conclusioni, mi sono andato a cercare tutti i voti che il centrosinistra ha preso nelle ultime cinque politiche – dal ’94 al 2008 – e ho fatto due conti.

Nel 2008 il Pd di Veltroni prese 12.095.306 voti; nel 2006 l’Ulivo 11.928.362 (quasi 15 con i partitini collegati alla lista); nel 2001 Ds e Margherita 11.928.362; nel 1996 Pds, Rifondazione e lista Prodi 13.661.938; nel 1994 i Progressisti di Occhetto 12.632.680. Giriamo attorno sempre a dodici milioni di voti, circa un terzo dell’elettorato pagante. E non da ora: il Pci nel 1976 prese 12.616.650; nel 1983 arrivarono a 11.032.318 voti; nel 1987 Pci, Psdi e Verdi ebbero 12.364.831 voti. Il totale degli ultimi 35 anni fa sempre 12 milioni.

In buona sostanza significa che da 35 anni la sinistra non guadagna un voto perché riesce a parlare solo al proprio elettorato, e quando riesce a vincere succede soprattutto per due motivi: quando il candidato non è di estrazione ex comunista (Prodi nel ’96 e nel 2006) e quando gli avversari fanno pasticci (tipo le liti tra Berlusconi e Bossi). In quel caso – e solo in quel caso – il numero di elettori cresce fino a superare la soglia del dodici.

Gli ultimi sondaggi quantificano gli elettori di Bersani, guarda un po’, attorno ai dodici milioni. C’è Berlusconi in odore di santità e ancora alleato con la Lega; c’è soprattutto un Movimento 5 Stelle in ripresa e una Lista Monti che toglie voti sia a destra che a sinistra. E poi c’è l’incognita Ingroia che ad essere sincero non riesco a quantificare i voti che porterebbe via a Sel. Facendo tutte le somme e tirando la più classica delle linee, direi che il centrosinistra potrebbe vincere stavolta per propri meriti ma non senza l’aiuto del centro. Però sempre con dodici milioni di voti.