Fioroni dice che «Se vincerà Bersani, come faranno quelli come me a restare nel partito di D’Alema? Io non so se ci saranno le condizioni…», Rutelli da mesi dice che non ne può più ma intanto non se ne va, e a quanto pare ha in animo di dar vita ad un movimento assieme a Fioroni – «Il 30% dei tesserati del Pd sta con me» – non per candidarsi alle elezioni ma per l’alternativa al centrosinistra attuale.
L’opinione di ognuno è libera e quindi non metto becco, ma tant’è…

E se vincesse Bersani?

Sulla coesione del PD, Pierluigi Castagnetti ha detto che «in Bersani prevarrà la “rotondità”, la capacità di unire e dunque creerà le migliori condizioni per la futura convivenza». Forse un Dio esiste! Ma anche no… quindi non ci resta che andare al dopo.
La Bindi non vuole fare il capogruppo perché tiene di più alla carica di vice-presidente della Camera, per cui la palla passa – e come non poteva essere – a Franceschini, mentre, udite udite, la presidenza del Partito Democratico ha una rosa di candidati da fiore all’occhiello: Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro.

Di una cosa mi duole: è mai possibile che nessuno pensa che la vera arma del Partito Democratico contro la Destra sia l’unione e non la deflagrazione verso nuovi partiti/movimenti? È mai possibile che le parole di Ignazio Marino per un partito unito e fuori dalle correnti passino inosservate fino a tal punto? Non pretendo che vinca il mio candidato, ma almeno che si prenda un minimo insegnamento delle cose che ha detto in questa campagna elettorale: sia in Convenzione che nel confronto, tutti e tre i candidati hanno parlato chiaramente di un PD forte e unito, vogliamo dirlo anche ai parlamentari che ci sostengono per piacere!!