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Come sovente capita ad ogni consultazione elettorale, c’è maretta dalle parti di Sant’Andrea delle Fratte. Questa volta la bega parte da Palermo, arriva a Roma e torna nel capoluogo siculo in tempo per le primarie del centro-sinistra per scegliere il candidato sindaco della città siciliana. A farne le spese è uno dei quattro candidati per la poltrona di Villa Niscemi, Davide Faraone.

Rita Borsellino e Davide Faraone

Davide Faraone – che con Rita Borsellino, Antonella Monastra e Fabrizio Ferrandelli fa parte del quoter che parteciperà alle primarie di coalizione indette per domenica 4 marzo – da un mesetto circa nutre dubbi sulla trasparenze del suo partito di appartenenza, il Pd. Sarà che Faraone è amico di Matteo Renzi con il quale ha organizzato a ottobre il “Big bang” alla stazione Leopolda di Firenze e che insieme, da domani, faranno “Prima Palermo”, la due giorni che li vedrà mattatori al Teatro Golden; sarà che al Partito Democratico quelli tosti e indipendenti piacciono poco; sarà che Faraone non è ben visto nemmeno dal partito regionale capitanato da Giuseppe Lupo. Tutti “sarà” che fanno storcere il naso agli elettori democratici, nell’attesa che da Roma parta la mano della Provvidenza facendo benevolmente il suo dovere.

Personalmente non ho nulla contro Rita Borsellino, anzi ho avuto il piacere di conoscerla e la reputo una persona degnissima di stima e affetto, però dal 2005 è sempre l’unica candidata del centro-sinistra per qualunque elezione si svolga nell’isola della Trinacria: nel 2006, come personalità della società civile appoggiata dal centro-sinistra siciliano, perse per 200mila voti la poltrona di presidente dell’ARS contro Cuffaro; nel 2008, alle dimissioni di Cuffaro, è capolista della Sinistra Arcobaleno per le regionali siciliane in tandem con Anna Finocchiaro del Partito Democratico (candidata Presidente sconfitta da Raffaele Lombardo) e come capolista nella circoscrizione Emilia-Romagna e Lombardia per il Senato sempre nelle liste della Sinistra Arcobaleno (non eletta in entrambe le consultazioni elettorali); nel 2009 viene eletta per il Pd all’Europarlamento con 229mila voti. A fine 2011 ha deciso di correre per Villa Niscemi e Bersani l’ha praticamente endorsata: “Ho chiesto Rita Borsellino di candidarsi per le primarie a Palermo. Perché per me l’obiettivo è il meglio per la città“. La Borsellino non si è mai iscritta al Pd.

Davide Faraone invece ha un passato tutto democratico: nel 2001 viene eletto in municipio con i DS; nel 2007 venne riconfermato col doppio dei voti della prima tornata e viene nominato capogruppo del Pd in Consiglio; dal 2008 è consigliere regionale siciliano, i voti ricevuti sono stati il doppio della soma delle due precedenti elezioni. All’Ars è tra i primi dieci deputati per l’attività condotta in assemblea. Una carriera politica piena di successi, la sua. Il suo inconfondibile accento siculo si è fatto conoscere in tutta la penisola l’anno scorso quando prese il posto di Pippo Civati nel Big Bang di Matteo Renzi alla stazione Leopolda di Firenze. Probabilmente, però, i suoi guai sono iniziati proprio quel giorno.

Entrambi i candidati sono meritevoli di partecipare alle primarie e alle elezioni, l’handicap della Borsellino la pone però nel gradino più basso delle mie preferenze. E poi c’è la storia dei finanziamenti.

Bersani secondo me aveva due sole possibilità a Palermo: la prima di sostenere, anche economicamente dato che il deputato regionale gira una quota del suo compenso alla sede nazionale,  il candidato di partito; la seconda di chiamarsi fuori dalle primarie scegliendo di sostenere alle elezioni il candidato che usciva vincitore dalle consultazioni di coalizione.

Il Pd ha sbagliato entrambe le scelte: appoggerà Rita Borsellino finanziandola con circa 50mila euro a scapito di Davide Faraone, l’unico dei quattro candidati iscritto al Partito Democratico.

Il tesoriere dei democratici naturalmente smentisce, ma ieri, in conferenza stampa, Faraone ha denunciato l’ostruzionismo del Partito Democratico mostrando una mail della tesoreria del partito nella quale si legge la disponibilità, tramite richiesta di un preventivo, a finanziare la campagna elettorale della Borsellino: il partito sostiene l’avversario di se stesso.

Se l’accusa è falsa, Faraone dovrà dare spiegazioni, chiedere scusa e dimettersi da tutte le cariche politiche che ricopre. Se invece è vera, Bersani deve spiegare per quale motivo il Pd usa soldi dei tesserati e dei finanziamenti ai partiti – cioè soldi pubblici – per sostenere alle primarie palermitane un candidato che non è del suo partito. Dato che Faraone non mi sembra così stupido da buttare all’aria una carriera decennale, personalmente ritengo la mail veritiera e il Pd in uno dei più gravi pasticci politici che abbia mai commesso.

Da dirigente del Pd sono indignato per quanto il mio partito sta facendo alle primarie siciliane sostenendo un candidato esterno anziché il candidato interno. Come elettore del Pd sono offeso per l’evolversi della situazione perché mi accorgo che non sono bastate le sconfitte di Napoli, Milano, Cagliari e Genova. Nei casi precedenti si era scelto di scommettere sul cavallo sbagliato, stavolta che abbiamo lo stallone perdiamo la testa per una giumenta che ha già fatto il suo corso.

Non è più tempo di pensare, è arrivato il momento di agire. A Palermo il candidato vincente c’è: si chiama Davide Faraone.