Dopo il disastro del Salva-Roma, Davide Faraone, responsabile welfare della segreteria targata Renzi, avvisa l’esecutivo: «Non basta un ritocco, un ’rimpasto’, o si cambia radicalmente o si muore». Ma dai governisti arriva la replica: «il partito dello sfascio», «il megafono dei grillismi». In sintesi è tutta qui la due giorni politica di fine anno.
Il giorno dopo lo stop presidenziale al Dl che avrebbe salvato Roma capitale dal dissesto finanziario – con una telefonata al premier da parte di Re Giorgio dopo che una Camera aveva già approvato il testo, una prima assoluta nella storia della Repubblica – e che quindi attribuisce l’ennesimo copyright al governo del presidente, la segreteria di Matteo Renzi, sotto le mentite spoglie del responsabile welfare Davide Faraone, dà ancora una volta il due di picche a Letta minacciando il rimpasto oppure è meglio finirla qui, da subito. Più che governo democrat, sembra democrack.
Ora, non è che mi piaccia tantissimo l’idea di cambiare verso anche all’impossibile; però finché ci sarà Re Giorgio al Quirinale, possibilità di cambiare il verso anche ad una semplice tazzina da caffè io la vedo molto ma molto problematica. Anche perché – e non mi invento nulla – a massacrare l’immagine del Pd ci sta pensando egregiamente Letta senza che il renziano di turno ci debba necessariamente mettere il suo.
E poi, diciamocelo, la storia del rimpasto sa molto da Prima Repubblica, quando i governi a maggioranza democristiana usavano il Cencelli così alla lettera che i turni ai ministeri erano decisi già da tempo. Ma oggi, dato che ci vantiamo di stare nella Seconda Repubblica, non credo che si possa usare ancora quel metodo per asfaltare i mali di un governo del pastrocchio, nato per la salvezza nazionale, ma che nella pratica si sta dimostrando un governo di salvezza personale.
Ok, la Cgia ci ha spiegato in tutte le lingue che nel 2013 abbiamo pagato meno tasse. Va benissimo. E però devo dire che mi sembra tutto sommato normale – dopo cinque anni di crisi feroce con dentro tre anni di immobilismo berlusconiano, uno e mezzo di cinghia montiana, e otto mesi di nullità lettiana – quel grandissimo risparmio per famiglia che va dai 15 ai 250 euro annui. Mi va benissimo perché non si considerano l’abbattimento dell’Imu di quest’anno e l’arrivo della Tasi (o Tares che dir si voglia) per l’anno prossimo. Il mio problema è che sono rimasto ai dati del 26 settembre e del 2 novembre. Ma va benissimo: i numeri della Cgia per me sono oro colato.
Personalmente darei più fiducia a Letta se si occupasse davvero di esodati, sanità, giovani e scuola. Possibilmente senza aumentare le tasse e senza tagli lineari. Mi piacerebbe che Letta e il suo – finora – inutile governo portassero avanti il programma di Renzi senza farsi prendere dall’autoaffondamento di Alfano, e soprattutto senza credere che il governo possa durare solo se la maggioranza rimane stabile. No, non è così: il Ncd è lì quasi per caso, è puramente un osservatore esterno che appoggia tutto ciò che gli viene chiesto a patto che non gli si tocchi la poltrona. Quindi no, portate avanti il programma di governo completandolo con le proposte del Pd renziano e fregatevene di cosa dice Quagliariello. Al massimo, dall’odore, date un peso maggiore ai governisti montiani di SC che al momento sono in grade sofferenza dentro al governo. In questo modo i numeri saranno più o meno sempre in maggioranza. E poi, tra un anno o due, ne parliamo. Ma va benissimo così, intendiamoci. Più o meno.
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