E’ un Silvio Berlusconi molto indebolito, quello che arriva al G20 di Cannes. Il maxi-emendamento alla lettera all’Europa con gli impegni del governo italiano, nonostante le serrate trattative durate fino a notte, si è ridotto a una rapida lista di misure marginali. Niente su privatizzazioni, mercato del lavoro, tassa patrimoniale. Eppure, fino a tardi, ieri si sperava in un colpo d’ala necessario per arginare l’immagine di impotenza che si associa al governo Berlusconi, del quale ormai in tanti reclamano le dimissioni.
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«Sarebbe opportuno che Berlusconi arrivasse al G20 con un decreto legge, per dimostrare l’impegno dell’Italia a mettere in pratica le decisioni assunte», ha detto Antonio Tajani, del Pdl. Obiettivo mancato, anche per il centrista Casini, che non esita a chiedere un passo indietro al premier: «Gli italiani rischiano di pagare l’ostinazione di Berlusconi a restare a Palazzo Chigi». A sbarrare la strada al decreto il capo dello Stato Napolitano, il quale ha escluso di firmare l’atto che gli sarebbe stato sottoposto, perché contente anche misure non urgenti.
Ieri sera la Grecia, stamattina l’Italia. Il G20 entra nel vivo dei lavori con due fuori programma dei quali Sarkozy avrebbe fatto volentieri a meno. Partiamo da ciò che ci riguarda da vicino. Berlusconi stamani era l’uomo sotto i riflettori ad un mini pre-vertice straordinario dei paesi della zona euro.
Lui, Merkel, Sarkozy, Barroso, Junker, Cristin Lagarde – del Fondo Monetario Internazionale – e Zapatero invitato all’ultimo momento come capo dell’altro grande paese malato, la Spagna. Il nostro premier, accompagnato da Tremonti, aveva in tasca il maxi-emendamento alla legge di stabilità partorito ieri sera con le alcune misure anticrisi. Documento che Berlusconi si deve rivendere al meglio ai partner per dimostrare che l’Italia fa sul serio per mettersi in riga ed evitare di finire come Atene. Di certo si sa solo che Berlusconi al mini-vertice ha garantito la fiducia sulla legge di stabilità e sul maxi-emendamento. Vedremo questo pomeriggio se il presidente del consiglio è riuscito nell’ardua impresa di convincere il duetto franco-tedesco che ieri sera ha strapazzato il premier greco Papandreu.
Due i messaggi consegnati al greco: se vuoi fare il referendum fallo, entro questo mese e non sugli aiuti europei, bensì sull’appartenenza alla zona euro. E poi, l’ultima tranche di prestito – otto miliardi di euro – sarà congelata fino a quando non si saprà l’esito del voto. Il bubbone greco e la patata bollente italiana.
Preoccupano anche Obama che loda Angela Merkel, scherza con Sarkozy – “spero tua figlia somigli a Carla’” – e dice un sì tiepido alla proposta europea – per ora senza dettagli – di una tassa sulle transazioni finanziarie. E poi l’invito ai leader europei: attuate senza esitazioni il piano anticrisi dello scorso ventisei ottobre. Come due star, Barack Obama e Nicolas Sarkozy passeggiano sul lungomare di Cannes. I due presidenti si sono detti d’accordo a includere nel documento finale un riferimento alla tassa sulle transazioni finanziarie, finora osteggiata da Washington: «Voglio rendere omaggio alla comprensione del presidente Obama, anche su questioni come quella della tassazione delle attività finanziarie, su cui ci siamo confrontati. Credo di scorgere una analisi comune per fare in modo che anche il mondo della finanza concorra alla soluzione della crisi attuale», ha detto il presidente francese.
Preoccupato per la crisi anche il russo Medvedev, che aveva in programma un bilaterale con Berlusconi, poi saltato per il protrarsi del mini vertice con Merkel e Sarko’.[ad#wind-ace-bb2-1311][/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]
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