La Stampa intervista oggi il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini sui tagli della manovra alla scuola. Il ministro si difende snocciolando numeri su numeri e ad un certo punto si lamenta dicendo che vanno benissimo «le critiche politiche, ma ci sono dati che non possono essere ribaltati».
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I dati del ministro sono esatti e alludendo alle classi pollaio dice semplicemente che sono «leggende metropolitane»:
«La storia delle classi pollaio. Sembra che in Italia ci siano solo classi con più di trenta alunni! Sa quante sono, in realtà, le classi con più di trenta alunni? 2.108 su 350.000, lo 0,6 per cento. Proprio oggi l’Ocse ha diffuso il suo rapporto sulla scuola, e sa che cosa dice? Che la media Ocse è di 23 alunni per classe, e la media italiana di 22. Io capisco le critiche politiche, ma ci sono dati che non possono essere ribaltati».
I dati riferiti dalla Gelmini sono pubblici, e leggendo vediamo che la media Ocse è veramente più alta di quella italiana: la media europea per le scuole secondarie è di 23,5 alunni per classe, mentre la media italiana è di 21,4. Per cui abbiamo realmente meno alunni per classe esattamente come è scritto a pagina 403 del documento ufficiale.
Ma i dati non possono essere ribaltati, dice il ministro. Ed infatti il documento che l’Ocse ha girato al nostro Ministero dell’Istruzione, e di conseguenza alla Gelmini, si riferisce ai dati del 2009 quindi prima dell’entrata in vigore della riforma sulla scuola che porta il suo nome. Pertanto la Gelmini sta semplicemente snocciolando dati non suoi. Però ha ragione: “Ci sono dati che non possono essere ribaltati“.
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