Sabato abbiamo notato come il Movimento 5 Stelle si sfaldi alle primissime avvisaglie di concretezza: quando i candidati alla presidenza del Senato erano due, Grasso e Schifani, i senatori pentastellati hanno avuto le prime difficoltà nel seguire le direttive del loro guru. Alla fine Pietro Grasso è stato eletto presidente del Senato con 15 voti del gruppo parlamentare 5 Stelle.

Il loro modo di approcciarsi alla politica – quello dell’apriscatole per intenderci – è letteralmente caduto nelle parole del capogruppo Crimi in un post su Facebook di ieri:

Il confronto è stato molto sentito, ha coinvolto nel profondo molti di noi, ci sono stati momenti anche di commozione ed emozione forte, è stato comunque un altissimo momento di democrazia aldilà di ogni altra considerazione, un gruppo di persone che si confronta e prova a trovare una sintesi o una decisione a maggioranza.
Alla fine si è deciso di votare per alzata di mano tre opzioni: 1) Votare Grasso 2) Lasciare libertà di voto 3) Non votare ne Grasso ne Schifani (scheda bianca, nulla, con scritto Orellana, non votare erano tutte opzioni equivalenti ai fini della terza opzione)
Su ogni opzione si è votato liberamente, senza il vincolo che chi votava per una non potesse votare per l’altra, e per ciascuna si è cercata una maggioranza, e la maggioranza assoluta ha votato per la terza opzione.
Qualcuno, prima di uscire ha dichiarato in modo netto che malgrado la decisione non avrebbe mai e poi mai potuto essere complice dell’elezione di Schifani alla presidenza del Senato…. E così probabilmente alcuni di noi hanno scelto di votare Grasso.

Crimi poi aggiunge:

Questo atto è sicuramente una violazione del regolamento del nostro gruppo parlamentare, confermo in ogni parola quanto scritto da Beppe Grillo nel suo minipost, e chi viola il regolamento del gruppo automaticamente si può ritenerne escluso. Ma non me la sento, in questo caso specifico, di crocifiggere o mettere alla gogna chi ha fatto questa scelta, sia perché è stato il primo vero appuntamento con questa realtà, sia perché ho vissuto in prima persona come è maturata in alcune persone questa scelta.

Ciò che si denota è poi tutta una serie di giustificazioni dette più per riappacificarsi con i fans – e con Grillo – che per vera motivazione dei fatti. Crimi dice che la linea del gruppo è stata quella di non votare né per Grasso né per Schifani, tant’è che alla fine si è deciso per la libertà di coscienza. Analizzando le suddette parole viene a galla una confusione tale, sia nell’esprimersi che nel dare le giustificazioni, che alla fine si capisce ben poco di come si vorrebbero comportare i grillini da qui in avanti. Sia chiaro: la linea del post e del video del giorno prima è abbastanza chiara, non si capisce invece perché questi sotterfugi per giustificare qualcosa che è nell’ordine delle cose.

Mi spiego. Quando si eleggono i due presidenti di Camera e Senato, ogni gruppo parlamentare può esprimere un proprio candidato; dato che alla Camera il centrosinistra aveva un’ampia maggioranza, il nodo si spostava ovviamente al Senato. E qui, dopo quattro chiamate senza una maggioranza precisa, si è andati al ballottaggio tra i due più votati: Pietro Grasso del centrosinistra, e Renato Schifani del centrodestra. I senatori 5 Stelle non è che avevano grandi scelte: potevano votare l’uno, l’altro o scheda bianca. Crimi sottintende che nella riunione è prevalsa quest’ultima opzione. Dato che gli eletti del movimento hanno sempre detto che le decisioni si prendono a maggioranza (statuto o meno), la scelta di alcuni senatori per non votare Schifani – anche se dettata da ferme intenzioni morali – è una palese violazioni del loro credo. Io non credo debba andare così, e non ci credo anche perché in un comunicato del 11/08/2011 lo stesso Grillo diceva esattamente il contrario. Che poi Crimi dica “senza il vincolo che chi votava per una non potesse votare per l’altra” significa semplicemente che ha le idee confuse. Ma questo è un altro discorso.

Ciò che invece mi dà da pensare sono le giustificazioni del capogruppo al Senato. Dando la colpa di quanto successo alla “trappola dei vecchi volponi della politica”, al fatto che i senatori del Movimento 5 Stelle sono “ingenui” che pensano “di poter scalare l’everest con le infradito”, oppure alle “pressioni”, alla “situazione fuori dall’ordinario”, o alle “famiglie lontane”, ai “mille pensieri per la testa”, è al fatto che in Parlamento “ci si ritrova a prendere decisioni in tempi rapidissimi”, mi fa pensare quanto siano assolutamente inutili e infantili le loro giustificazioni. Nella fattispecie hanno avuto due giorni per pensare alla strategia da attuare. Avendo candidato un loro senatore devono aspettarsi che quella candidatura poteva decadere, e quindi prepararsi al dopo. Se non riescono a sopperire a queste evenienze in cui il tempo di ragionarci è sufficiente, vorrei capire cosa faranno quando dovranno decidere seduta stante, tipo all’approvazione della legge di stabilità. Se Vito Crimi si giustifica così male fin d’ora, quando arriveranno a votare le cose più serie mi aspetto davvero il peggio dai parlamentari 5 Stelle.