“Il Consiglio dei Ministri è convocato in data odierna alle ore 19,00 a Palazzo Chigi, per l’esame di provvedimenti urgenti in materia finanziaria”.
Con una breve nota la Presidenza del Consiglio dei Ministri ufficializza la convocazione di un’assise mai così attesa e potenzialmente decisiva anche per il futuro dello stesso Governo.
Sul tavolo infatti ci saranno i contenuti della nuova manovra finanziaria approntata dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti e “presentata”, sia pure in maniera sommaria e senza dettagli essenziali, alle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio di Camera e Senato in seduta congiunta. Un’audizione che ha scatenato una marea di polemiche, non soltanto da parte dell’opposizione.
In effetti, se non sono certo passati inosservati i modi (più che la sostanza) con cui i principali politici dell’opposizione hanno commentato la relazione del superministro, altrettanto rilevanti risultano i distinguo all’interno della maggioranza, che rivelano tensioni e distanze profonde che potrebbero avere clamorosi sviluppi nelle prossime settimane. Se l’impostazione tremontiana non convince la Lega Nord, allo stesso modo non entusiasma (per usare un eufemismo) nemmeno il gruppo
direttamente riconducibile al Presidente del Consiglio. Tanto più che su alcuni punti la maggioranza sarà con ogni probabilità costretta a rimangiarsi “impegni categorici e promesse elettorali”, sotto le pressioni di Bce e Commissione Europea. E’ ad esempio il caso dell’ ipotesi di una nuova patrimoniale, che è passata da “inaccettabile” a “dolorosa eventualità” fino ad arrivare a “scelta difficile ma probabilmente necessaria”, come ammesso sia pure a malincuore e “fatto salvo un criterio di equità” dal segretario del Popolo della Libertà Angelino Alfano.
L’ex Guardasigilli è peraltro reduce da un incontro mattutino al Quirinale, dove il Presidente della Repubblica sta continuando nel giro di consultazione dei principali leader politici e istituzionali (dopo gli incontri con Draghi e lo stesso Tremonti di ieri, ora è la volta di Gianfranco Fini).
E’ evidente che, malgrado il tentativo del Capo dello Stato di favorire dialogo e collaborazione fra le forze politiche, la strada della condivisione dei dettagli della manovra si annuncia difficilmente percorribile. A maggior ragione se i contenuti restano nebulosi e se Tremonti si limita solo a generici rimandi ad eventuali “occasioni di confronto con le opposizioni”. Di sicuro in effetti sembra esserci solo la volontà di proseguire con le modifiche alla Costituzione per quanto concerne l’articolo 81 per “costituzionalizzare il rigore e l’equilibrio di bilancio e facendo diretto riferimento esplicito ai vincoli europei su debito e indebitamento” e l’articolo 41 per favorire le liberalizzazioni.
Nessun dettaglio preciso invece sul fronte pensioni, che rappresenta il vero banco di prova per il Governo e le parti sociali, chiaramente assieme alla riforma del mercato del lavoro. In tal senso va comunque registrata la perplessità del Ministro di fronte alla richiesta della Bce di norme che introducano il “diritto di licenziare”: “Non è detto che tutto ciò che è suggerito dalla Bce (nella famosa lettera confidenziale, ndr) sia condiviso dal Governo, anche relativamente al taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici”.
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