Nel caso te lo chiedessero, i Dream Theater sono e saranno sempre il punto di riferimento per il prog metal. Più un disco suona come 'Images And Words', più è progressive.

L’album Images and Words dei Dream Theater, pubblicato nel 1992, è uno di quei dischi che ha ridefinito il progressive metal. Questo secondo lavoro della band newyorkese arriva in un momento in cui il prog rock stava cambiando pelle, e i Dream Theater portarono la fusione di virtuosismo tecnico e emotività su un altro livello. Ogni traccia è un viaggio nelle possibilità musicali e tecniche che solo artisti così talentuosi riescono a comporre.

Con James LaBrie alla voce (al suo debutto nella band), i Dream Theater mostrano subito il loro potenziale. Brani come Pull Me Under, che è forse il più famoso dell’album e anche l’unico singolo che ha raggiunto le radio mainstream, sono un mix esplosivo di riff potenti e cambi di ritmo di batteria, chitarra e tastiere. C’è una storia interessante su questa canzone: la band non immaginava affatto che sarebbe diventata popolare, e infatti termina bruscamente, senza nemmeno una dissolvenza, come se fosse stata tagliata di colpo in studio. Eppure, questa conclusione improvvisa è diventata parte del suo fascino, tanto che ancora oggi lascia chi lo ascolta con il desiderio di sentire il resto del disco.

Another Day è un pezzo decisamente più melodico e rappresenta una sorta di “pausa emotiva” rispetto alla potenza esplosiva degli altri brani. In questa traccia, LaBrie esplora una vocalità più soft e intima, supportato da un assolo di sax che ricorda il sound degli anni ’80. La canzone è ispirata dalla lotta del padre di John Petrucci (chitarrista della band e tra i migliori al mondo con la sei corde) contro il cancro, e il suo testo riflette il dolore e la speranza di quei momenti difficili, dando all’ascoltatore una prospettiva personale e toccante.

La terza traccia è Take the time: ascoltatela tutta e poi discutiamo di cosa sia tecnica pura e cosa il semplice suonare degli strumenti. “Abbiamo deciso di scrivere questa canzone guardandoci indietro e rivedendo i problemi degli ultimi tre anni prima di Images and Words: la ricerca di un nuovo cantante, di una nuova etichetta, di un nuovo manager; un testo che riguarda un po’ tutti questi cambiamenti e le nostre frustrazioni durante quel periodo.”, disse Mike Portnoy spiegando il testo del brano. Poco prima della sezione strumentale si sente “Ora che ho perso la vista, ci vedo di più“, campionamento tratto da Nuovo Cinema Paradiso. Come non amarla?

Mike Portnoy è, probabilmente, il miglior batterista al mondo. Dopo sua immensità Bonzo Bonham, naturalmente.
Mike Portnoy è, probabilmente, il miglior virtuosista di batteria al mondo. Dopo sua immensità Bonzo Bonham, naturalmente.

Arriviamo poi a Metropolis–Part I: The Miracle and the Sleeper, che è uno degli esempi migliori dell’abilità tecnica dei Dream Theater. Questo brano è una vera e propria prog suite: ricca di tempi dispari, cambi di tonalità e una sezione strumentale virtuosistica che lascia spazio di brillare a ogni membro della band. È così amato dai fan che i Dream Theater, per espandere la trama narrata nella canzone, hanno successivamente composto l’album Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory – album non particolarmente bello, ma col pregio di avere al suo interno la ME-RA-VI-GLIO-SA The spirit carries on, che da sola vale tutto il disco.

Su Metropolis–Part I si trovano alcune delle linee di basso più belle di John Myung e dei momenti in cui la batteria di Mike Portnoy sembra quasi una macchina, per la sua precisione ritmica. A proposito: l’ho già detto che il Mike qua sopra è un grande fottutissimo batterista? Lo è, credetemi, lo è.

La chiusura dell’album, affidata a Learning to Live, riassume tutto lo spirito dell’opera: testi introspettivi, assoli mozzafiato e passaggi che dimostrano la maestria tecnica della band. Il brano è lungo oltre 11 minuti e chiude l’album in maniera trionfale, mescolando riff di chitarra graffianti, tastiere avvolgenti e un ritmo coinvolgente.

Images and Words è diventato un classico del progressive metal, un punto di riferimento per tutte le band che da lì in poi si sono ispirate ai Dream Theater. Nonostante le difficoltà iniziali e il rischio di pubblicare un album in un’epoca in cui il grunge dominava, Images and Words ha saputo catturare un pubblico fedele che è cresciuto negli anni, confermando che la qualità musicale non passa mai di moda. Se ami la musica che mescola tecnica e cuore, Images and Words è un album imprescindibile, un viaggio attraverso storie e suoni che ancora oggi ispira le masse.

Una chicca: Score: 20th Anniversary World Tour, il concerto di chiusura dell’Octavarium Tour registrato il 1º aprile 2006 al Radio City Music Hall di New York. Una chicca che, inutile dirlo, fa entrare i Dream Theater di diritto nella grande famiglia degli Dei del Rock.