«Io, francamente, vorrei che non si dicesse ogni giorno che ho lanciato un appello od ho rivolto un monito. Io cerco di porre problemi, che è una cosa un po’ diversa. E pongo il problema della necessità di un accordo valido tra le forze sociali, in particolare i sindacati, e il governo. Sono sicuro che c’è molto senso di responsabilità nelle conversazioni in corso, e non voglio interferire».
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Sulla riforma del mercato del lavoro, il pressing è al massimo. Lo dimostrano le parole del Capo dello Stato Giorgio Napolitano pronunciate nella conferenza stampa che segue il colloquio col presidente tedesco Christian Wulff: «Un’interlocutore assai interessato al tema, segno che oltre confine si vigila sull’Italia già al tempo della lettera della BCE». Per Napolitano il dossier lavoro è prioritario. Marzo, scadenza fissata dal governo Monti con Bruxelles, è alle porte e l’insistenza sull’argomento sembra convalidare la tesi diffusa secondo i sindacati e i partiti che sostengono la maggioranza, di un ruolo forte del Quirinale nella trattativa. E nello stesso tempo dimostra la preoccupazione per una fase che anche nell’esecutivo descrivono di stallo.
Mercoledì il governo ha convocato a Palazzo Chigi le parti sociali. Ci saranno i ministri Fornero, Passera e Profumo: padrone di casa, visto che Monti sarà a Strasburgo, il sottosegretario Catricalà. Il premier, che dopo Napolitano ha a sua volta ricevuto Wulff, ha voluto che alla colazione partecipassero anche i leader sindacali. Un’occasione di unità per superare le polemiche scatenate da Repubblica che aveva rivelato un incontro segreto Monti-Camusso, smentito da entrambi, e di un compromesso sull’articolo 18: congelamento per quattro anni della norma per i precari passati ad un contratto a tempo indeterminato, e per le nuove imprese. La sola ipotesi di una trattativa separata aveva provocato un diluvio di indignazioni nelle file cigielline e Fiom, e oggi, anche, l’irritazione della Cisl: «Nessuno si metta in testa che arriveremo a proteste unitarie con posizioni differenziate» dice Bonanni.
La colazione è servita a Monti ad abbassare la temperatura. Davanti alla delegazione tedesca ha enfatizzato il coraggio delle riforme sul mercato del lavoro che la Germania ha attuato nel 2003-2004, e ha ribadito che l’Italia è impegnata a sua volta ad affrontare la questione. Sia Bonanni che Camusso hanno preso brevemente la parola per segnalare una disponibilità, sia pure di carattere generale. Il compromesso resta tutto da costruire, la fuga di notizie ha riportato indietro le lancette della Cgil: «via dal tavolo l’articolo 18, prima sarebbe altro – è la linea espressa alla riunione con Rete Imprese, Cisl, Uil e Confindustria -. L’estensione degli ammortizzatori sociali e la riduzione a 4-5 degli attuali 46 tipologie di contratti a termine, e tempi più celeri per le cause di lavoro».
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