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Lo scandalo delle tessere dimostra ancora una volta che i veri indecenti del Pd sono coloro che in questi giorni fanno la retorica del passo indietro. Indecenti perché si dicono preoccupati della degenerazione e chiedono il blocco delle tessere dopo averle fatte a pacchi. Hanno sottovalutato gli appelli preventivi, hanno fatto ricorso agli impresentabili, hanno raccolto tutto quello che trovavano, facendo pesare la prepotenza di chi da sempre guida il partito.

I veri indecenti dicono di avere vinto molti congressi, salvo poi prendere le distanze dai loro stessi candidati come se fossero di un altro pianeta. Indecenti come Mirello Crisafulli, trombato in Parlamento perché in odor di mafia, qualche giorno fa ha vinto il congresso provinciale di Enna con percentuali bulgare. Indecenti come Francantonio Genovese e Antonino Papania: padrone delle tessere messinesi il primo, indagato a giugno per truffa e peculato in un’inchiesta sui finanziamenti alla Formazione Professionale; cancellato dalle liste per il Senato dal collegio dei garanti il secondo perché “impresentabile”, nel 2002 ha patteggiato una pena di 2 anni e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio. Entrambi pronti a dirottare i loro voti verso un altro candidato pur di ottenere la candidatura che li rimetta in gioco.

Hanno guastato questo congresso sapendo perfettamente i rischi e le conseguenze delle loro azioni. E non ne risponderanno mai finché saranno lì a guidarci. Non se ne può più di certi personaggi e della loro ipocrisia. Le cose cambiano cambiandole, ma non si possono cambiare quando sono già cambiate in peggio. Per le tessere, certo, ma non solo.