Per la stragrande maggioranza degli americani che hanno scelto di votare Kamala Harris o Donald Trump, è quasi inconcepibile che qualcuno possa ancora essere indeciso. Ma questa incredulità deriva forse da una comprensione superficiale di chi siano realmente gli “indecisi”, tra gli elettori.
Quando si immagina un elettore dubbioso, la maggior parte delle persone pensa a qualcuno che probabilmente non ha ancora deciso chi appoggiare tra Harris e Trump. Tuttavia, le campagne elettorali sono più focalizzate su un gruppo di persone ben diverso e molto più interessante: i potenziali elettori che potrebbero sostenere uno dei due candidati, ma che non sono ancora sicuri se andranno a votare.
Le campagne distinguono questi elettori in due categorie principali: gli indecisi persuasibili, ossia coloro che hanno già una forte propensione al voto ma non hanno ancora deciso per chi votare; e gli indecisi irregolari, persone che potrebbero sostenere un candidato ma non votano con regolarità. Sebbene i media tendano a concentrarsi sugli elettori persuasibili, le campagne sanno che gli elettori irregolari possono determinare l’esito della gara – soprattutto nelle elezioni presidenziali – specie quando la loro affluenza cresce.
Secondo i consulenti di comunicazione democratici, ci sono milioni di elettori irregolari in più rispetto a quelli che stanno ancora valutando per chi votare. È una questione di numeri: sono di più gli irregolari che i persuasibili.
Gli elettori persuasibili
Il primo gruppo, gli elettori persuasibili, viene costantemente monitorato dai media e dai sondaggisti. Recenti indagini, come il sondaggio di NBC News e del Pew Research Center, indicano che circa un sesto degli elettori è pieno di dubbi e potrebbe anche cambiare idea sul candidato che intende sostenere. Il sondaggio del New York Times/Siena College della scorsa settimana poneva gli elettori indecisi e gli elettori persuasibili quasi esattamente allo stesso livello. Ciononostante, molti strateghi politici considerano questi numeri un’illusione, ritenendo che solo pochi elettori siano realmente incerti su chi appoggiare.
Per i sondaggisti repubblicani, c’è un numero irrilevante di persone ‘sicure di votare‘ che sono indecise. Questa opinione è condivisa da molti esperti di entrambi i partiti e Mike Podhorzer, ex direttore politico dell’AFL-CIO (American Federation of Labor and Congress of Industrial Organizations, il più grande conglomerato di sindacati statunitensi), sottolinea che le domande dei sondaggi tradizionali tendono a sovrastimare il numero di elettori effettivamente in bilico. Quando nei suoi sondaggi ha chiesto agli elettori per quale partito avevano votato in passato, ha scoperto che molti di coloro che si dichiaravano indecisi erano in realtà già schierati.
Il panorama elettorale è sempre più polarizzato, lo confermano anche i sondaggisti della campagna di Trump, e il numero di elettori persuasibili è sempre più ridotto. Dal 2000, le campagne elettorali di entrambi gli schieramenti, in particolar modo quelle che alla fine hanno vinto, si sono concentrate sempre più sulla mobilitazione della base piuttosto che sul convincere gli elettori incerti. A questo punto, si potrebbe persino pensare che non ci siano più molti elettori persuasibili.
Tra gli strateghi politici di entrambi i partiti, si stima che solo tra il 4% e il 7% degli elettori indecisi negli stati chiave siano realmente persone che intendono votare, ma non hanno ancora deciso per chi. Queste persone sono importantissime perché potrebbero rivelarsi determinanti nel risultato finale.
Dopo le convention democratica e repubblicana, ma prima del dibattito del 10 settembre, i consulenti di Trump e Harris hanno intervistato i partecipanti a diversi focus group di indecisi, e la maggior parte di loro pensava che Kamala non avesse ancora capito o trasmesso la gravitas del ruolo ai suoi elettori, mentre Trump era definito il solito spaccone che potrebbe fare qualcosa per l’America ma non c’era da fidarsi completamente.
Dopo il dibattito le cose sono un po’ cambiate: Harris avrebbe eliminato i dubbi sulla gravitas a buona parte degli intervistati più democratici, anche se molti la accusano di parlare poco e male del suo programma; e gli indecisi più repubblicani credono che la presidenza Trump abbia generato risultati migliori di quelli di Biden – soprattutto sul piano economico – ma restano riluttanti ad affidargli un nuovo mandato, specie per le sue opinioni sul diritto all’aborto.
Gli elettori persuasibili si suddividono principalmente in due categorie. La prima, più numerosa, è composta da elettori tradizionalmente repubblicani, inclusi molti che si dichiarano indipendenti, ma che provano un crescente disagio verso Trump. Questi elettori rappresentano l’eredità del voto suburbano, prevalentemente laureato, che nelle primarie del GOP ha preferito Nikki Haley.
Basandosi sui numerosi focus group che hanno condotto, i repubblicani descrivono questi elettori come individui che hanno votato per Trump in passato, ma che ora faticano ad appoggiarlo nuovamente. Molti sono in bilico: pur riluttanti verso Trump, esitano a sostenere Harris. Tuttavia, dalle loro risposte e dal linguaggio del corpo, gli analisti prevedono che la maggior parte finirà per votare per la candidata democratica, data la loro forte resistenza a Trump. Alcuni, però, potrebbero semplicemente astenersi dal votare, evitando di scegliere tra i due candidati.
Il secondo gruppo di elettori persuasibili, secondo sondaggi come quelli di NBC, Pew e New York Times, è composto da giovani e appartenenti a minoranze. Questi elettori non simpatizzano per Trump, ma sono delusi dalle loro condizioni economiche sotto Biden e incerti sul fatto che Harris rappresenti un vero cambiamento. Il sondaggio Pew, ad esempio, evidenzia che tra gli ispanici, coloro che attualmente sostengono Trump sono più inclini a cambiare opinione rispetto agli elettori bianchi; sull’altro campo, gli elettori ispanici e neri favorevoli a Harris sono maggiormente disposti a riconsiderare il proprio voto. Anche i giovani, rispetto agli elettori più anziani, risultano più propensi a modificare la propria scelta. Con tutto ciò, entrambi i partiti non si aspettano che la maggioranza di questi elettori, pur dichiarando di essere aperti a cambiare, lo faccia realmente.
La vera battaglia si gioca sugli elettori irregolari, coloro che, come sottolineano gli strateghi, stanno ancora decidendo “se alzarsi dal divano” e partecipare al voto.
Gli elettori irregolari
La domanda sorge spontanea: come mobilitare gli elettori irregolari per il 2024? Anche nelle elezioni del 2020, che hanno registrato il tasso di affluenza più alto dal 1900, circa un terzo degli aventi diritto ha scelto di non votare. Stiamo parlando di 80 milioni di persone. Circa il 40% delle persone di colore e dei bianchi senza laurea ha rinunciato a esprimere il proprio voto, così come quasi la metà dei giovani elettori. Questi numeri delineano con chiarezza la sfida che i partiti dovranno affrontare nella corsa elettorale del 2024.
Catalist, una società specializzata nel targeting elettorale che lavora con i democratici, ha modellato il comportamento di elettori poco attivi nei principali stati in bilico, dove l’ago della bilancia non pende con certezza verso Harris o Trump. I dati rivelano due tendenze cruciali: in primo luogo, in tutti gli stati chiave i bianchi senza laurea rappresentano regolarmente il 70% o più dei non votanti propensi a sostenere Trump; in secondo luogo, le persone di colore costituiscono la maggioranza dei potenziali elettori per Harris, specialmente negli stati della Sun Belt (la zona sud del paese che si estende da una costa all’altra) e nel Michigan. Negli stati della Rust Belt – Michigan, Pennsylvania e Wisconsin – Catalist proietta che le donne bianche della classe operaia senza laurea rappresentano una parte significativa degli elettori favorevoli ai democratici ma che raramente si recano alle urne.
Gli indecisi di questa categoria presi di mira da entrambi i partiti, condividono alcune caratteristiche chiave, come sottolineano diversi strateghi. Quello che emerge da questo elettorato è: a) tanta rabbia, e b) un profondo scoramento. Molte persone si sentono bloccate, come se stessero lottando per migliorare la propria vita senza ottenere nulla. In questo contesto, la sfida per i democratici è chiara: dare a questi elettori un motivo per sentirsi protagonisti, a convincerli che il loro voto conti davvero perché molti si sentono ignorati e abbandonati.
Il Sunrise Movement, un gruppo liberale impegnato nella mobilitazione dei giovani contro il cambiamento climatico, conosce bene questa sensazione. Sunrise sta cercando di raggiungere i giovani elettori di colore negli stati chiave, utilizzando una combo di telefonate, porta a porta e messaggistica.
Secondo loro, il vero problema non è convincere le persone a scegliere tra Trump e Harris, ma spingerle a scegliere tra il non votare affatto e votare per Harris-Walz. Il Sunrise vede un conflitto cruciale nelle strategie di Harris: da un lato, la necessità di rassicurare gli elettori centristi indecisi con posizioni moderate su energia e conflitti internazionali, come la guerra a Gaza; dall’altro, l’urgenza di attivare una base progressista di giovani elettori, ancora incerti se recarsi o meno alle urne. “I giovani vogliono sentire Harris affermare con forza e determinazione che combatterà per loro, che ascolterà le loro richieste“, dicono i consulenti di Sunrise.
Ogni voto conta
Per anni, Podhorzer, l’ex direttore dell’AFL-CIO, si è battuto con determinazione all’interno del partito democratico sostenendo che l’espansione dell’elettorato – più che focalizzarsi su un ristretto gruppo di elettori indecisi – rappresenti la vera chiave per il successo. A suo avviso, questo è particolarmente vero quando ci si scontra con Trump, un maestro nel mobilitare il suo bacino di elettori poco attivi. Basandosi sui dati di Catalist, di cui è uno dei fondatori, Podhorzer ha stimato che ben 91 milioni di persone hanno partecipato almeno una volta alle quattro elezioni nazionali dal 2016 (due presidenziali e due di mid-term) per votare contro Trump o i candidati repubblicani, mentre circa 83 milioni hanno votato per Trump o per il GOP.
Negli ultimi anni, i democratici hanno migliorato le loro performance tra gli elettori più affidabili, soprattutto grazie ai progressi tra i bianchi con istruzione universitaria che costituiscono il gruppo con la più alta regolarità di voto. Tuttavia, Podhorzer ha rilevato che gli elettori che hanno partecipato a tutte e quattro le elezioni nazionali continuano a favorire leggermente il GOP negli stati chiave. È proprio in questi stati cruciali che i democratici hanno registrato un vantaggio schiacciante tra gli irregolari, coloro che si sono affacciati alle urne solo dopo la vittoria di Trump nel 2016. Questo gruppo, composto in larga misura da giovani, afroamericani e latinos, ha svolto un ruolo decisivo nel creare quella che Podhorzer e altri strateghi democratici, come Simon Rosenberg di Hopium Chronicles, definiscono la “maggioranza anti-MAGA“. Questa coalizione è stata fondamentale nel contrastare le aspettative repubblicane nelle elezioni del 2018, 2020 e 2022.
Anat Shenker-Osorio, fondatrice di ASO Communications, ha spiegato che la sostituzione di Biden con Harris ha coinvolto maggiormente l’elettorato fortemente contrario a Trump. “Con una ripetizione identica della sfida del 2020, le elezioni sono apparse noiose per molti. Ora, almeno, abbiamo un elemento di novità in questo reality show politico.” Tuttavia, Shenker-Osorio ha sottolineato che l’allarme tra questi elettori occasionali riguardo ai pericoli di un nuovo mandato di Trump non ha ancora raggiunto il livello necessario per galvanizzare l’elettorato democratico. “Dobbiamo rendere evidente l’importanza cruciale di queste elezioni e sottolineare come esse rappresentino un bivio tra due futuri straordinariamente diversi. Questo è un messaggio da martellare senza sosta.“
Podhorzer ha aggiunto che, sebbene la piccola fetta di elettori affidabili ma ancora indecisi tra Harris e Trump sia importantissimo negli stati chiave, “ogni voto conta“. Ciononostante, ha previsto che sarà il partito che riuscirà a mobilitare il maggior numero di elettori irregolari a vincere negli swing states. Ecco l’amara ironia della politica americana contemporanea: in un Paese diviso in modo così netto e quasi irreversibile tra due fazioni, saranno proprio coloro che ancora dubitano a decidere il destino della nazione.
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