Sin dopo il colpo di stato del 3 luglio 2013, l’Egitto ha messo in pratica tutta la sua ingerenza tecnologica in una serie di misure sempre più invasive per controllare lo spazio digitale dei propri cittadini; lo stesso spazio che aveva contribuito alla caduta dell’ex presidente Hosni Mubarak nel gennaio 2011, quando il sentimento di contrarietà collettiva aveva sostenuto la ribellione fino a far cadere il dittatore.

Sotto la presidenza di al-Sisi, l’intelligence egiziana ha serrato le fila e si è avvalsa di un rigido sistema legislativo per perseguire implacabilmente attivisti, oppositori e figure del mondo dell’informazione. Un esempio palese si intreccia con il nostro paese: Patrick Zaki,, il giovane ricercatore dell’Università di Bologna, condannato a tre anni di prigione e successivamente graziato.

Secondo Mahmoud Hassan di Middle East Monitor, il regime di Al-Sisi ha stretto accordi con una società israeliana per acquisire una piattaforma di spionaggio open source. Nessun osservatore è rimasto sorpreso da questa mossa, poiché è ovvio che il regime stia cercando di potenziare la sua capacità di monitorare il panorama di internet in tutto il paese, dai social media ai mezzi di comunicazione tradizionali. Questa ingerenza è una minaccia per la libertà di espressione e di informazione in Egitto.

Il Webint Center (crasi di Web Intelligence) è un potente strumento di open source intelligence (OSINT) sviluppato dalla società israeliana Bler. Setaccia l’enorme mole di contenuti pubblici presenti su social media, siti web, articoli e blog, analizzando immagini, video e libri alla ricerca di potenziali oppositori al regime. Il software permette ai servizi egiziani di geolocalizzare i bersagli sorvegliati, raccogliere informazioni personali, indirizzi email, persino registrazioni DNS, spaziando anche nella dimensione del dark web, dove gli oppositori e coloro che sfidano il governo si nascondono per evitare le restrizioni imposte dal regime.

Il dark web è come un mondo parallelo, un sottobosco di internet che sfugge ai motori di ricerca e ai browser tradizionali. Qui convivono contenuti proibiti dai governi autoritari, oltre a materiale violento e potenzialmente coinvolto in attività illecite. In questo modo, il governo egiziano è in grado di monitorare e sorvegliare i propri cittadini, identificando e punendo coloro che dissentono.

Ma questa ingerenza sotto forma di sorveglianza digitale non è recente. Già nel 2013, il governo egiziano aveva messo le mani sul software ProxySG della società americana Blue Coat Systems – azienda acquisita da Symantec nel 2016 a sua volta inglobata in Symantec Enterprise e venduta a Broadcom nel 2019 -, che consentiva di tracciare e accedere a servizi di messaggistica istantanea come WhatsApp e Viber.

Nel 2013, Reporters Without Borders ha nominato Blue Coat Systems come una delle cinque “aziende nemiche di Internet” che fanno parte dei “mercenari dell’era digitale“. La ragione di questa nomina è che Blue Coat Systems ha venduto a numerosi governi oppressori, tra cui quello siriano, tecnologie che hanno permesso loro di violare i diritti umani e la libera informazione. Queste tecnologie includono attacchi  man-in-the-middle, che consentono ai governi di intercettare le comunicazioni private e di monitorare l’attività online delle persone. La lista delle accuse di violazione dei diritti umani in diversi paesi – compresi Cina e Arabia Saudita -, sempre smentite dalla compagnia, è lunga

Un anno dopo, il ministero dell’Interno egiziano ha reso pubblico l’uso di nuovi sistemi di sorveglianza di massa dei social network, forniti dalla Misr Systems Engineering, l’azienda del Cairo che ha vinto il bando di gara. E non finisce qui: nel medesimo periodo, come rivela il sito investigativo francese Disclose, il regime aveva acquistato il software Cerebro prodotto dalla francese Nexa Technology, che permetteva un monitoraggio informatico sofisticato, e il programma di spionaggio telefonico Cortex Vortex che consente di conoscere la posizione di un utente telefonico anche senza nemmeno effettuare una chiamata, attraverso la triangolazione delle celle telefoniche cui si connetteva.

In questo intricato labirinto di sorveglianza digitale, il regime di al-Sisi continua a serrare la morsa intorno ai suoi cittadini, minando la privacy e la libertà di espressione al fine di mantenere saldamente il potere nelle sue mani.


Per approfondire:

Le stagioni dell’intelligence

Questo libro cerca di descrivere ciò che sta accadendo nello spionaggio, partendo da una panoramica storica su come il mondo abbia cambiato se stesso e l’intelligence, per poi analizzare come l’intelligence abbia iniziato a modificare il mondo, soprattutto nella politica e nell’economia. L’obiettivo è offrire un contributo alla comprensione di questi processi.