Oggi si insediano i “dieci saggi” chiamati da Giorgio Napolitano a risolvere i problemi dell’Italia. Le due commissioni – quella per le riforme istituzionali e l’altra per le riforme economiche – cercheranno un punto di accordo tra le varie forze politiche per formare un governo di larghe intese. La commissione economica-sociale, composta da Enrico Giovannini, Giovanni Pitruzzella, Salvatore Rossi, Giancarlo Giorgetti, Filippo Bubbico ed Enzo Moavero Milanesi, e quella che si concentrerà sui temi istituzionali, di cui fanno parte Valerio Onida, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello, Luciano Violante, saliranno oggi al Colle per avviare i lavori alla presenza del Capo dello Stato.
È un difficile momento per il presidente Napolitano, il più difficile del suo settennato, difficile al punto tale che un retroscena del Corsera parla di «fine surreale del suo mandato», sentendosi bersaglio di «assurde reazioni di sospetto e dietrologie incomprensibili». Insomma, Napolitano si sente abbandonato dai partiti – compreso il suo, il Pd – che prima lo hanno elogiato per la comprensibile decisione di affidarsi ai saggi; l’indomani hanno iniziato a defilarsi criticandone ogni mossa. Se per il Capo dello Stato erano pressoché scontati i disturbi grillini, non lo erano – o lo erano molto meno – il cambio direzionale di Pdl e Pd: il primo vede le due commissioni come il rallentamento alla soluzione politica della crisi; i Democratici oscillano confusamente tra l’appoggio a Napolitano alla freddezza assunta nei suoi confronti dal segretario Bersani. La scelta (quasi) definitiva del Partito Democratico è solo una: o Bersani o voto.
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