Oggi Walter Veltroni ha concesso un’intervista ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera in cui, tra le altre, dice due o tre cose che noi abbiamo già scritto in questi giorni:
Escludo un governo Pd-Pdl. Non solo perché porterebbe le 5 Stelle ad almeno 7, ma perché non vedo come ci si possa accordare con un uomo che ha infranto il silenzio elettorale per dire che la magistratura è peggio della mafia, dopo aver promesso il rimborso dell’Imu e il condono tombale. [fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][…] In Germania c’erano Schrorder e la Merkel, in Belgio il mio amico Verhofstadt; non c’era Berlusconi, che si conferma la potente ma terribile anomalia italiana.
Riferendosi ad un’ipotetica alleanza Pd-M5S, l’ex segretario democratico è molto scettico anche se possibilista:
Non mi pare un’ipotesi facilmente praticabile. Alla proposta Grillo non ha risposto: “la esamineremo”. Ha risposto al segretario Pd definendolo stalker e morto che parla. È giusto proporlo; ma vedo difficile che Grillo sostenga o anche solo faccia nascere un governo del Pd. E credo sarebbe sbagliato blandire parlamentari o offrire presidenze, si dimostrerebbe di non aver capito la natura di quel movimento.
Veltroni passa poi al prossimo presidente della Repubblica. E qui, sostanzialmente, dice ciò che abbiamo scritto qui a Report:
Spero sia in continuità con Scalfaro, Ciampi e Napolitano, sulla linea della salvaguardia della democrazia italiana. Se poi fosse possibile convincere a un sacrificio Napolitano – che comprensibilmente ribadisce di non essere candidato – sarebbe un elemento importantissimo di tenuta democratica in un momento così difficile.
Il fatto del giorno è, naturalmente, Renzi sì Renzi no. Veltroni, forse bruciato dall’esclusione alle primarie proprio dal sindaco di Firenze quando voleva aggiustarsi il tiro appoggiando l’avversario di Bersani, non si sbilancia anche se denota un certo affiatamento con l’ex candidato premier:
Matteo è una risorsa importante ma la sinistra discute di nomi da anni. […] Il Pd deve rilanciare quello di cui l’Italia ha bisogno: una stagione di riforme radicali la può aprire solo un partito con le caratteristiche che aveva il Pd alla sua nascita. […] Sono andato a rivedermi il decalogo che presentai nel 2008: abolizione delle province, taglio dei parlamentari e dei loro stipendi, riduzione dell’invadenza della politica […] Un partito democratico non è semplicemente progressista, è qualcosa di molto più aperto e radicale: è un partito che assume su di sè elementi di rottura con il passato.
Ed infine:
La sinistra del 2000 non dice sempre no, è al mondo per cambiare non per conservare. Il centrosinistra non può essere percepito solo come le persone ragionevoli, ma come le persone che sanno accendere la speranza e rispondere al disagio. Dalla recessione non si esce come si è entrati: o si generano grandi idee di cambiamento, come fu il New Deal, o si rischia di venirne travolti.
Mercoledì ci sarà Direzione Nazionale. La linea di Veltroni è minoritaria rispetto a quella di Bersani che propone un accordo coi grillini, ma visti gli attriti all’interno della corrente del segretario nulla esclude che alla fine, proprio per ovviare all’empasse, venga votata – anche se con dei post scriptum importanti – proprio la linea dell’ex segretario. Ciò significa, come abbiamo avuto modo di dire nei giorni scorsi, che l’unica risorsa per il Pd è di tornare a fare il Partito Democratico degli inizi e dare pieni poteri a Napolitano in modo da voltare pagina e dare una forma al prossimo governo.
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