Da un paio di giorni si parla dello scenario belga, ossia far perdurare la crisi finché tutti i partiti riescono a mettersi d’accordo per trovare la quadratura del cerchio. In Belgio la crisi durò 535 giorni, se non è record mondiale poco ci manca; in Italia una situazione del genere è inconcepibile nei modi e nel metodo.
Innanzitutto. L’ipotesi di una prorogatio del governo Monti che disbrighi gli affari correnti mentre il Parlamento approva le leggi è pura fantascienza: attualmente non ci sono i presupposti – nemmeno uno – che le forze politiche riescano a mettersi d’accordo per approvare quel paio di riforme che il paese ha bisogno; un Monti-bis è inapplicabile perché se un anno e mezzo fa il premier fu chiamato da Napolitano per essere super-partes, oggi non lo è più perché si trova nel difficile ruolo di presidente del Consiglio uscente ed ex candidato premier per una coalizione che è andata ad elezioni. Attenzione però: «un governo ci deve essere sempre – ci spiega Marco Olivetti, docente di diritto costituzionale – in base al principio della continuità degli organi costituzionali». Secondo questa regola, quindi, il governo uscente vivrà finché il presidente della Repubblica non darà l’incarico a qualcun altro.
La prorogatio la vuole Grillo ma non Monti che a sua volta dice: «Una proroga del mio esecutivo? Solo un ballon d’essai». Strano però che il leader del 5 Stelle si accontenti di un Monti-bis, anche se in realtà tanto strano non lo è visto che ogni giorno spunta con una nuova proposta. Che si fa?
«Il problema di Mario Monti – nota Stefano Ceccanti – è che ha assunto un ruolo politico, non è più super partes, e questo complica tutto: il governo Monti che si presentasse alle nuove camere non sarebbe più quello della scorsa legislatura. Detto questo, è chiaro che resterebbe in carica per l’ordinaria amministrazione». È chiaro però che se la situazione s’incartasse sul serio, la prospettiva di un Monti-bis non è soltanto l’alternativa ma la soluzione. Il problema, eventualmente, è che nessuno può predefinirne la durata: «non c’è nessun limite costituzionale», osserva Olivetti.
Una delle prospettive dichiarate dai politici è che la situazione economica con un governo di stallo andrebbe a rinfocolare ancor di più l’attuale crisi. A Bruxelles – e ritorniamo al punto di partenza – la crisi di governo non mostrò nessun segno di peggioramento. Ma il Belgio non è l’Italia, è questo il dunque.
Aggiungiamo poi che ci troviamo nel semestre bianco della presidenza, quindi Napolitano non può né sciogliere le Camere né dare l’incarico per la formazione di un nuovo governo, ed ecco che la quadratura del cerchio rimane un’utopia assoluta. È vero che un precedente nella storia repubblicana si trova: nel 1948 Luigi Einaudi, appena eletto Capo dello Stato, non avviò le consultazioni – che tra l’altro non sono costituzionalmente dovute – ridando l’incarico a Alcide De Gasperi che si limitò ad un rimpasto del suo governo chiedendo nuovamente la fiducia del primo parlamento repubblicano. «Però a me parrebbe una forzatura – obietta Michele Ainis, costituzionalista e docente di diritto pubblico a Roma III – se non si trova una soluzione il capo dello stato, cioè il successore di Napolitano, dovrebbe scogliere le camere. La possibilità di minacciare lo scioglimento aiuta a trovare una soluzione». Ed è forse questa, in fin dei conti, la chimera per dare la scossa al Parlamento neo eletto. Rimaniamo comunque nel semestre bianco, se Napolitano non può sciogliere le Camere è difficile che i partiti si mettano d’accordo per eleggere un nuovo Capo dello Stato. Pertanto la proposta di Ainis non è facilmente applicabile. Ma è lo stesso costituzionalista a rispondere: «un breve anticipo del settennato di Napolitano consentirebbe al nuovo capo dello stato di usare la minaccia di mandare tutti a casa». Anche Stefano Ceccanti pone una soluzione: «vale fino in fondo la metafora dei poteri presidenziali come una fisarmonica: essa si chiude quando le forze politiche sono in grado di dare al capo dello stato soluzioni praticabili; si apre invece fino all’estremo, con la formula degli esecutivi del Presidente, quando queste ultime si rivelano, come oggi, palesemente inconsistenti».
Le alternative, come abbiamo visto, sono abbastanza numerose da poter davvero quadrare il cerchio; dal Quirinale non è ancora arrivata nessuna proposta in nessun senso, per cui il “caos calmo” che si registra nei palazzi della politica è da considerarsi a stretto giro dei media. Non sappiamo inoltre come la pensano realmente i principali attori – Bersani e Grillo – per un ipotetico Monti-bis presidenziale; supponendo che anche loro pensino ad un Monti bruciato, le alternative che si leggono in Transatlantico vanno per un governo guidato da attuali ministri – Passera, Cancellieri oppure Barca, anche se si è formalmente tirato fuori – mentre il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco pare ormai fuori dai giochi (chissà cosa ne avrebbe detto Grillo di un banchiere a Palazzo Chigi…).
Per concludere, Napolitano è appena tornato dalla Germania e invece di trovare le forze politiche con un piede in Parlamento, si ritrova una situazione talmente al buio che fa paura. E intanto lo spettro del Belgio si allontana perché noi non abbiamo le Fiandre e nemmeno la possibilità di rimanere due anni senza governo legittimo.
Rispondi