Italia Futura ha stilato, probabilmente dalle mani e dalle idee del senatore Nicola Rossi ex consigliere economico di D’Alema premier, un “manifesto economico” su cui vengono tracciati 10 punti apparentemente quasi fosse una vera e propria contromanovra.
Vediamoli in sintesi.

1. Dismettere parte del patrimonio mobiliare dello Stato e degli enti locali.

2. Eliminare le province, sopprimendo immediatamente quelle con meno di un milione di abitanti.
Collocare il CNEL presso la Presidenza del Consiglio, riducendone a 15 il numero dei membri non remunerati.
Affidare agli enti locali alcune delle funzioni svolte attualmente dalle Camere di commercio, industria e artigianato.

3. Abolire le pensioni di anzianità – tranne per i lavori usuranti (se si capisse una volta per tutte quali siano,ndr) – in modo graduale, e destinare parte dei risparmi in un sistema di prestiti contributivi ed alla realizzazione di asili nido.

4. Introduzione di un contratto di lavoro unico in cui – tranne in casi straordinari – per i nuovi occupati sia a tempo indeterminato.
La possibilità, per le aziende, di licenziare per motivi organizzativi o economici e per il dipendente un trattamento complementare di disoccupazione.

5. Abolire il contributo di solidarietà introducendo al suo posto un’imposta patrimoniale dello 0,5% sui patrimoni superiori ai 10 milioni di euro.

6. Sopprimere l’addizionale Ires; nessun nuovo scudo-bis e nessuna nuova tassazione ai capitali rientrati con lo acuto fiscale del 2009.

7. Lotta all’evasione fiscale accompagnata da una seria riduzione della pressione fiscale.

8. Aumentare l’IVA ma solo se viene riequilibrata con un minor prelievo sulle imprese a cominciare dall’Irap.

9. Avviare tutta una serie di liberalizzazioni – gas, ferrovie, servizi pubblici, idrici, poste, commercio, assicurazioni e telecomunicazioni – come proponeva l’istituto Bruno Leoni qualche giorno fa.

10. Introdurre in Costituzione il vincolo di bilancio; dimezzare il numero dei parlamentari; favorire la libertà d’impresa.