Il timore di Berlusconi per il decreto “Liste pulite” è talmente alto che pur di farlo saltare non si crea nessun problema nel far cadere il governo Monti. In ballo almeno due processi che devono estinguersi entro il 2014
Aprire una crisi al buio, con lo spread che sale e le Borse che scendono, non fa paura al Cavaliere che pur di salvarsi dai processi in corso è deciso a far saltare il banco senza che nessuno dei suoi riesca a fermarlo. Tutto dipende dal Consiglio dei Ministri in corso ormai da cinque ore, e dalla risposta che il ministro Cancellieri darà a Berlusconi sulla formulazione del decreto “Liste pulite”. Il perché è presto spiegato: il governo ha scelto di rendere incandidabili “coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni”. Per l’ex premier il provvedimento significa una cosa sola: fine del mandato se condannato.
Il punto è che Berlusconi ha almeno due processi in corso dei quali aspetta, entro il 2014, l’esito in primo grado o definitivo in Cassazione. Riguardano il processo Mediaset, nel quale Berlusconi è indagato per frode fiscale e ha già subìto una condanna a quattro anni in primo grado, e il processo Ruby nel quale l’ex premier è attualmente sotto processo in primo grado per prostituzione minorile e concussione. Per il processo Mediaset la prescrizione scatta nel 2014, ma il Cav è convinto che le procure faranno gli straordinari pur di condannarlo entro tale data.
Ieri si diceva che il blocco principale del Pdl per non fare una nuova legge elettorale verteva sull’election day. Oggi invece si è scoperto che l’inghippo è proprio sul decreto Liste pulite. Infatti il decreto impedisce la candidatura dei condannati in secondo grado, ma prevede anche la decadenza del mandato per chi si trova ad essere condannato durante la legislatura. In spiccioli significa che il parafulmine delle leggi ad personam risulterebbero ininfluenti in caso di condanna.
Berlusconi a questo punto tenterà tutte le carte per far saltare il decreto, anche perché l’anno prossimo, presumibilmente, non sarà al governo. Pertanto non avrà nessuna la possibilità di modificare il decreto, nemmeno in extremis. Sia Monti che il Cavaliere sono chiusi nei rispettivi bunker in riunioni fiume per decidere il da farsi: il Presidente del Consiglio in un cdm che dura ormai da cinque ore; Berlusconi a palazzo Grazioli con i fidatissimi pronti a far saltare il banco se le carte non vengono scoperte. L’astensione di stamattina al Senato è la prima avvisaglia.
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