Ieri sera il Consiglio dei Ministri ha trasformato le voci per una possibile correzione o anticipo di manovra in una stangata senza precedenti per un governo Berlusconi da quando il Cavaliere ha deciso di scendere in campo.
Dunque vediamola nei particolari questa manovra-bis di cui si è tanto parlato e che la Bce ha spiegato – per voce della Merkel soprattutto – che potrebbe davvero risanare i bilanci italiani da qui al 2013.
CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ.
Non chiamatela Patrimoniale davanti a Berlusconi se non vorrete nuovamente fargli sanguinare il cuore. In realtà è una piccola patrimoniale i cui stangati saranno esclusivamente i contribuenti dal reddito non inferiore a 90mila euro annui: i dipendenti privati, al pari dei pubblici, dovranno versare allo Stato un’addizionale del cinque per cento per i redditi superiori i 90.000 euro fino a 150mila, mentre chi supera tale soglia sarà soggetto ad una addizionale del dieci per cento.
Alcuni esempi. Con 100mila euro di reddito si verseranno 500 euro, con 110mila il versamento è di mille euro, con 120mila se ne verseranno 1.500 e così via. Superata la soglia di 150mila euro il contributo passa al dieci per cento per le somme eccedenti: 4mila euro per i redditi di 160mila euro, 5.000 per i redditi di 170mila euro e così via. L’elastico è pesante: chi dichiara 100mila euro pagherà 500 euro, chi ne dichiara 300mila verserà alle casse dello Stato la bellezza di 18mila euro.
E’ stato inoltre deciso che la cosiddetta “quota IRPEF” per i lavoratori autonomi, di carattere temporaneo per il biennio 2012-2013, sarà invece permanente.
LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE.
L’Europa aveva chiesto di contrastare l’evasione fiscale in tutti i modi possibili, il CdM di ieri è intervenuto riproponendo la tracciabilità delle transazioni in contanti. Naturalmente non è nel grado di mille euro operata da Visco durante il Governo Prodi, ma la misura di Tremonti opera per le transazioni superiori ai 2.500 euro. Per fare acquisti in contanti i cui importi superano i 2mila e 500 euro, adesso c’è l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle Entrate le transazioni in cui è previsto il pagamento dell’IVA: quasi la totalità delle operazioni.
La seconda parte della misura è un generale inasprimento delle sanzioni a carico degli autonomi che non emettono scontrino o fattura. In questo caso, dopo ripetute violazioni, si arriverà alla chiusura o alla radiazione dagli albi professionali.
LAVORO.
La riforma del lavoro alla fine è stata varata, in qualche modo. Due riguardano tutte le amministrazioni, sia pubbliche che private: ai dipendenti pubblici, i cui dirigenti non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa, non verranno pagate le tredicesime; ai dipendenti privati sono state invece abolite le festività infrasettimanali “non concordatarie” tranne la festa del santo patrono, dell’Immacolata, del 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno festa della Repubblica. Tutte le altre verranno accorpate alla festività domenicale, ciò significa che le aziende private non saranno più soggette all’indennità festiva in caso che i dipendenti lavorino in queste date, col conseguente risparmio monetario e l’aumento produttivo dell’azienda.
La terza misura riguarda i contratti nazionali. Il governo ha praticamente blindato il “modello Pomigliano” della Fiat estendendolo a tutti, facendo in modo che la contrattazione diventi molto privata e poco pubblica. Inoltre, con questa norma, è stato escluso qualsiasi ricorso giudiziario per gli accordi di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco. In aggiunta a quanto poco edificante riformato normativamente, la proposta prevede di “derogare” alle aziende la libertà di comportamento con i dipendenti, primo tra tutti il licenziamento. Di fatto la norma fortemente voluta dal ministro Sacconi mette definitivamente una pietra sopra all’articolo 18 del CCNL.
ENTI LOCALI.
Regioni province e comuni subiranno nel prossimo biennio un taglio ai contributi pari a 9,5 miliardi di euro: sei miliardi nel 2012, tre miliardi e mezzo nel 2013. I tagli più pesanti li subiranno le regioni a statuto speciale con un risparmio di oltre due miliardi, i comuni contribuiranno con 1,7 miliardi, le regioni “ordinarie” subiranno un taglio di 1,6 miliardi e le province “solo” per 700 milioni di euro. La manovra inoltre prevede un accorpamento delle province con meno di 300mila abitanti – tra le colpite eccellenti Trieste, Campobasso e Sondrio – dalla prossima tornata elettorale; l’accorpamento lo subiranno anche 1.500 comuni degli ottomila presenti in Italia, quelli sotto mille abitanti. La manovra prevede anche la riduzione dei consiglieri regionali.
Dato però che le lamentele dei diretti interessati (Formigoni non ha lesinato impropri a Tremonti) hanno tenuto banco nei due giorni precedenti la manovra, il governo ha deciso di sostenere la tesi del tavolo di confronto con gli enti locali durante la conversione in legge del decreto. La contropartita è lo sblocco anticipato delle addizionali IRPEF al 1° gennaio 2012, e l’introduzione dell’IMU: l’imposta federale che accorpa IRPEF comunale, Ici sulla seconda casa e la tassa sui rifiuti.
PENSIONI.
I continui richiami della Banca Centrale Europea ad un drastico e corposo pacchetto di risparmi previdenziali è stato ampiamente disatteso. Non ci sarà nessun blocco dell’anzianità, non verrà anticipata la norma con la quale – dal 2013 – ci sarebbe stato l’aggancio alle prospettive di vita. Due sole le novità: i dipendenti della scuola avranno lo stesso trattamento dei dipendenti pubblici, ovvero verrà applicata la “finestra mobile” con la quale si andrà in pensione con un anno di ritardo; e l’età pensionabile delle donne nel settore privato per la pensione a 65 anni. Le lavoratrici del settore privato andranno in pensione a 65 anni già dal 2026 con quattro anni di anticipo rispetto alla precedente normativa. La vecchia legge prevedeva che le donne andassero in pensione a 60 anni, ma gradualmente, con sei mesi l’anno, l’età sarebbe aumentata fino al raggiungimento dei 65 anni nel 2030. La norma prevede dunque un anticipo di quattro anni come volevano la Cisl, la Lega e il ministro Sacconi. Di fatto la norma sgrava le casse dello Stato di appena un miliardo di euro: troppo marginali e troppo pochi di fronte alle aspettative europee.
RENDITE FINANZIARIE.
Varato il riordino della tassazione su tutto ciò che concerne le rendite finanziarie: i redditi di capitale, esclusi i titoli di Stato, subiranno un aumento dell’aliquota dal 12,5 al 20 per cento.
Il nuovo piano prevede che i Bot e i Btp vengano lasciati al 12,5% se tenuti fino alla loro naturale scadenza; al contrario, se venissero ceduti, gli interessi da versare subiranno lo stesso trattamento delle rendite normali – titoli, obbligazioni, fondi deposito e di investimento – al 20 per cento. Ridotte invece dal 27 al 20 per cento le aliquote per i rendimenti dei conti deposito e postali; bisognerà meglio precisare da parte del Ministro che tipo di tassazione prevede i cosiddetti “pronto contro termine” con titoli di Stato sottostanti, i quali finora – e nella conferenza stampa Tremonti non ne ha accennato – venivano tassati al 12,5% ma non è chiaro se subiranno ritocchi o rimarranno inalterati.
LIBERALIZZAZIONI.
La Bce aveva caldamente raccomandato di liberalizzare e privatizzare. Anche qui le aspettative sono state in parte disattese.
Il ministro Fitto ha messo a punto la possibilità di liberalizzare e privatizzare solo alcuni servizi come i trasporti, la gestione dei rifiuti ma non quella dell’acqua. La gestione “in house” scomparirà entro il 31 marzo 2012 tranne quelli il cui valore economico sia inferiore a 900mila euro, il resto verrà ceduto con gare d’appalto.
I consiglieri d’amministrazione delle società cedute non potranno avere funzioni politiche. Non si dice nulla sulla privatizzazione delle società a partecipazione statale (Eni, Enel, Ferrovie, Poste ecc.) ne’ sulla liberalizzazione delle professioni. Sotto questo aspetto Tremonti ha ribadito che verranno separati gli ordini “costituzionalmente tutelati” da tutti gli altri: l’ordine degli avvocati, notai, medici, architetti, giornalisti, ingegneri e tutti gli ordini a cui si accede tramite “esami di Stato” non verranno minimamente toccati.
SALUTE.
Nel biennio 2012-2013 verranno risparmiati sei miliardi adottando il principio dei costi standard introdotto con il federalismo fiscale.
Un “nucleo di valutazione” presieduto dalla Ragioneria dello Stato, dovrà stabilire i criteri nei quali le amministrazioni centrali dovranno attenersi per i tetti di spesa. Non ci sarà, comunque, nessun taglio alla sanità già duramente colpita dalla manovra di luglio. Rimarranno, quindi, i ticket di 25 euro sulle visite specialistiche e di 10 sul codice bianco in Pronto Soccorso; nessuna introduzione di “ticket alla svedese” ma sono stati confermati tagli e risparmi immediati, come ad esempio la riduzione dei fondi FAS.
Tra i più colpiti il Ministero per lo Sviluppo Economico – sotterrando di fatto le risorse impiegate per la banda larga – e il Ministero dell’Ambiente presieduto dalla Prestigiacomo con tagli pesanti alle risorse per la prevenzione dei disastri idrogeologici. Non ci saranno tagli all’edilizia carceraria e quella scolastica gestiti dai Ministeri della Giustizia e dell’Istruzione.
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