QUESTO ARTICOLO HA PIÙ DI 11 ANNI.    

Provate a mettere insieme questi elementi: i diciottomila miliardi che sarebbero stati immessi sotto forma di aiuti diretti o di finanziamenti a bassissimi tassi, il quantitative easing americano, l’LTRO di Draghi per rimettere a galla il sistema bancario e finanziario del G7 degli ultimi cinque anni, il calo dei prestiti qui in Italia (meno 4% nel solo mese di luglio).

E ancora: il volo delle sofferenze bancarie sempre da noi – cioè i crediti che non rientreranno perché i debitori sono falliti o alla canna del gas – saliti del 31 per cento in un anno (e non sono solo i piccoli commercianti, ma anche gli squali di borsa come Zaretsky), la disdetta del contratto di lavoro bancario, firmato non negli anni delle vacche grasse ma nel 2012, perché il costo del lavoro non è più sostenibile a fronte del peggioramento dello scenario economico e produttivo, dicono le banche.

Dopo averli bene agitati, versarli in un bel tumbler on the rocks chiamando il cocktail “La Ripresa“. E ricordatevi: il vero intenditore se la beve con moderazione.