Poche ore fa Matteo Renzi sul suo profilo Facebook ha pubblicato questo post (neretto mio):
Fare il delegato regionale per eleggere il Presidente della Repubblica non era un mio diritto. Lo avrei fatto volentieri, certo, orgoglioso di rappresentare Firenze e la Toscana. Le telefonate romane hanno cambiato le carte in tavola, peccato. Nessun dramma però, in politica può succedere. Mi spiace soltanto, la doppiezza di chi parla in un modo e agisce in un altro. Ai doppiogiochisti dico: forse non riuscirò a cambiare la politica. Ma la politica comunque non cambierà me. Io quando ho da dire qualcosa lo dico in faccia, a viso aperto e non mi nascondo dietro i giochini.
Claudio Cerasa sul suo blog ha scritto un post in cui svela da chi è partita la famosa telefonata (neretto sempre mio):
Renzi, ieri, ha saputo che la telefonata che avrebbe stoppato la sua nomina a Grande elettore sarebbe partita da Vladimiro Fiammenghi (detto Miro), consigliere regionale emiliano, amico di Vasco Errani e di Pier Luigi Bersani, che, così risulta al sindaco, avrebbe chiamato personalmente il presidente della regione Enrico Rossi e il capogruppo del Pd in regione Marco Ruggeri per parlare dell’argomento e “stoppare” la sua candidatura a grande elettore.
Ma poi dice (neretto come sopra):
Raggiunto al telefono da Cerazade, Miro Fiammenghi ci ha dato questa versione: “Sono falsità. Non sento da mesi il presidente Rossi e ho sentito una decina di giorni fa Ruggeri ma per altre cose. Sono falsità, e se volete metto a disposizione i tabulati del mio telefono, così stiamo tutti tranquilli”.
Quindi niente, la solita fuffa.
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