QUESTO ARTICOLO HA PIÙ DI 11 ANNI.    

Chissà cosa stavano applaudendo i deputati e i senatori del Pd. Quelli del Pdl lo so, ma quelli del Pd, davvero, che cosa? La svolta presidenzialista della Repubblica italiana, loro, eredi della più pura tradizione parlamentare? Oppure l’ultimatum, il patto a rinunciare al patto con i loro elettori, e diciamolo chiaramente: a tradire, a 56 giorni dal voto, tutto quello che c’era scritto nel loro programma. Loro sentivano. Capivano.
Capivano i 220 che non hanno votato per Marini di aver votato per un Marini al cubo? Capivano i 350 che hanno votato per Prodi che stavano applaudendo il discorso che seppelliva la storia del centrosinistra di questi vent’anni? L’Ulivo, L’Unione, ma anche la vocazione maggioritaria?
Applaudivano forse come si fa ormai ai funerali. Ma non era un omaggio ai successi, un voto d’affetto come accade al divo scomparso. L’applauso aveva il sapore indicibile di chi esausto, finalmente, si è liberato del malato incurabile. Sapendo che da lì, forse, i vivi possono ricominciare a vivere.

Nel frattempo, in attesa di sapere l’entità del cataclisma a cui il Pd è stato sottoposto con l’incarico dato da Napolitano a Letta sotto il sorriso compiaciuto di Berlusconi e Monti, mi preparo all’idea di uno spettacolo quasi sconosciuto a chi ha meno di trent’anni: la presenza di un’opposizione, teoricamente di sinistra (prendete la definizione con le pinze se volete) in Parlamento.
Ormai non abbiamo più idea di quanto si possa fare stando all’opposizione: la memoria di quello che fu e fece il Pci si è praticamente dissolta. Ma tra i risultati a favore del progresso del paese, delle condizioni materiali e dei diritti ottenuti dalla loro opposizione, e quelli ottenuti poi dai governi di centrosinistra, la distanza è abissale. Delle capacità di opposizione, beh, di questo centrosinistra non abbiamo ricordi o li abbiamo parecchio confusi: le grandi battaglie anti-berlusconiane, i girotondi, la legalità, la pace, l’art. 18… protagonisti ne furono sempre i movimenti esterni, spesso addirittura sgraditi.
Il ritorno di un’opposizione in Parlamento sarà una bella riforma istituzionale. Farà sorridere però che la suddetta opposizione si dovrà fare ad un governo guidato da una personalità di quel Pd che fino a poche settimane fa doveva formare un governo in grado di farle le riforme istituzionali. Sono i giochini distorti della politica del XXI secolo.