Prima Letta che litiga con il Corriere della Sera per interposto Grillo sul bonus giovani, poi Saccomanni che dà dell’incapace all’Istat – forse dimenticando che a presiederlo fino ad aprile c’era il suo attuale collega Giovannini – perché si scorderebbe di mettere nelle sue previsioni l’effetto dei pagamenti della pubblica amministrazione. C’è nervosismo nella squadra economica del governo.
La scommessa di puro ottimismo della volontà sul 2014 incomincia a vacillare se anche gli statistici ufficiali tagliano le stime di una crescita che era già irrisoria. Se indicano un aumento della disoccupazione in corso d’anno, cioè tra dodici mesi, non a solo a gennaio, i disoccupati saranno più di oggi. Saranno cioè passati sei anni, 72 mesi dall’inizio della crisi Lehman, e ancora non si vedrà l’inizio della svolta nell’unico indicatore che per la gente conta davvero.
Sei anni, al termine di ognuno dei quali è facile trovare su internet il collage delle prime pagine in cui il premier di turno, sia di centrodestra, di centro tecnico o di centrosinistra, ha annunciato la ripresa per i primi mesi di quello successivo. C’è nervosismo al governo.
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