Dunque, a quanto pare il governo ha fatto dietrofront sul nucleare con la conseguente ricaduta sui referendum che, per inciso, al presidente del Consiglio l’unico cui gli interessa è quello sul legittimo impedimento. Cionondimeno Berlusconi ha preso per la gola la paura degli italiani dopo gli incidenti di Fukushima, facendo, tramite il governo, una moratoria in cui stoppa sul nascere il possibile quorum referendario nel quale prevedibilmente si sarebbe portato dietro il definitivo no al nucleare, e avrebbe probabilmente stroncato il sogno della sua vita politica bloccando di fatto anche il legittimo impedimento, anche se già fustigato dalla Consulta.

Ma andiamo per ordine perché lo stop al nucleare non si limita solo a bloccare il referendum, ma ipotizza una via politica e economica con la Francia. Sappiamo che Berlusconi ha come riferimento per le centrali nucleari il sodale francese Sarkozy, perché, ovviamente, la Francia è il nostro maggior fornitore e partner di energia elettrica straniero. I cugini transalpini non sono solamente nostri partner energetici: vanno ben oltre!

L’incontro tra Berlusconi e Sarkozy di oggi era per la storia degli immigrati tunisini e libici in fuga dai propri paesi in cui la Francia non voleva saperne di accoglierli minacciando lo strappo del trattato di Schengen. Alla fine si è discusso di economia, di politica, anche di Schengen, ma soprattutto di favori personali. Tornando al referendum sul nucleare, Sarkozy oggi ha preso visione dell’ipotesi di chiusura del referendum italiano, ma si è detto ben disposto ad aiutare i cugini perché l’energia nucleare è sana e sicura. Berlusconi ha però svelato il bluff: «La gente era contraria, fare il referendum adesso avrebbe significato eliminare per sempre la scelta del nucleare». In poche parole il premier pur di non perdere il nucleare, ma soprattutto vedersi raggiungere il quorum il 12 e 13 giugno con la più che possibile sconfitta sul legittimo impedimento, ha pensato bene di cancellare il referendum adottando una moratoria e tornare tra due anni davanti a un’opinione pubblica conscia della necessità nucleare, perché «siamo assolutamente convinti che l’energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo».

Come al solito per il presidente del Consiglio le regole – e le leggi – non sono valide quando vanno contro le sue opinioni, quindi è necessario abolirle o rettificarle per farne un uso più consono alle sue umane vicende.

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