Domani il Senato inizierà la discussione della manovra riscritta tante di quelle volte che ormai ha perfino perso la valenza iniziale. Infatti, tra emendamenti contro gli evasori e nuove tasse per chi trasferisce denaro all’estero, sono tanti gli emendamenti che modificano l’impianto iniziale.
Dopo l’approvazione alla Commissione Bilancio, il Senato può finalmente iniziare a discutere i provvedimenti introdotti a ridosso delle burrasche interne della maggioranza. Sono parecchie le modifiche introdotte in questi giorni, e la stessa Commissione ha dovuto fare gli straordinari condensando interessi politici e delle parti sociali che più e più volte in questi giorni hanno proposto riletture, aggiustamenti, ma anche sostanziali passi indietro.
Cerchiamo di vedere nel dettaglio le norme finora emerse.
Lotta all’evasione fiscale. Pene inasprite per i grandi evasori: la norma prevede il carcere per chi evade oltre i tre milioni senza beneficio della condizionale. Sono state abbassate le soglie per le quali scatta il reato fiscale e nel contempo sono stati aumentati i tempi di prescrizione. Iniziato il processo non sarà più possibile chiedere il patteggiamento prima di aver saldato i debiti con l’Erario.
Condono 2002. Le somme non riscosse del condono tombale del 2002 saranno recuperate in modo coattivo entro il 31 dicembre 2011. In caso di omesso pagamento le sanzioni verranno aumentate fino al 50 per cento dell’intero importo.
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Trasferimento di denaro all’estero. Sarà dovuta una nuova tassa per il trasferimento di denaro all’estero – anche tramite agenzie d’intermediazione. La tassa, un’imposta di bollo, è pari al 2 per cento del capitale scambiato con un minimo tre euro per transazione. La norma vorrebbe scongiurare il riciclaggio di denaro, ma non avrà valenza sulle persone fisiche con matricola Inps e codice fiscale.
Redditi online. La tanto vituperata norma che prevedeva la pubblicazione dei redditi sui siti comunali è rimasta ma ha subito una variazione non indifferente: i comuni potranno ancora pubblicare sui propri siti le dichiarazioni dei redditi, ma senza generalità dei contribuenti e con i soli dati relativi a categorie e associazioni. Eliminata anche la norma che prevedeva l’obbligo d’inserire i dati bancari nel 730.
Robin Tax. Probabilmente è l’unica norma che non ha subito variazioni. La norma prevede che gli utili derivati dalle maggiori entrate vengano destinati interamente ai comuni che si adoperano alla lotta all’evasione, i quali, a loro volta, dovranno ridurre la pressione fiscale ai cittadini.
Società di comodo. Prevista una maggiorazione del 10,5 per cento dell’aliquota Ires. Le società in perdita per tre anni consecutivi saranno considerate non operative.
Enti e agenzie fiscali (Spending review). E’ passato l’emendamento del Pd che chiedeva una riorganizzazione della spesa pubblica accorpando l’Inps e l’Agenzia delle Entrate in una specie di super-Inps. E’ previsto un maggior coordinamento tra le varie forze dell’ordine per la lotta all’evasione.
Contributo di solidarietà. La supertassa per i redditi superiori ai 90mila e ai 150mila euro resta in vigore solo per i parlamentari, per i dipendenti pubblici e per i pensionati.
Cariche parlamentari. La carica di parlamentare, anche europeo, diventa finalmente incompatibile con qualsiasi altra carica pubblica.
Soppressione delle province. L’abolizione delle province è rimandata alla legge costituzionale. Per ora saranno solo dimezzati i consiglieri regionali, mentre i piccoli comuni dovranno accorpare i servizi.
Sistri e Fas. I tagli sorvolano senza colpo ferire il Sistri del ministro Prestigiacomo – il sistema di tracciabilità dei rifiuti – e i fondi regionali del Fas.
Stretta alle Cooperative. Stretta fiscale nei confronti delle Coop, verranno diminuite le agevolazioni.
Liberalizzazioni delle farmacie. Uno dei tanti emendamenti ha mantenuto il numero chiuso per le farmacie. Cancellata quindi la liberalizzazione del settore.
Feste laiche e patronali. Salve le celebrazioni civili del 1 maggio, del 25 aprile e del 2 giugno. Tagliate invece le feste patronali.
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Un discorso a parte merita l’art. 8, la norma sui contratti di lavoro. L’emendamento di maggioranza all’articolo 8 della manovra, che è stato approvato ieri dalla Commissione bilancio del Senato, prevede che le intese sottoscritte a livello aziendale o territoriale possono derogare ai contratti ed alle leggi nazionali sul lavoro, incluso lo Statuto dei lavoratori, ed alle relative norme, comprese quelle sui licenziamenti. Ecco dunque che, se raggiungeranno un’intesa con i sindacati maggioritari in azienda, anche le aziende con più di 15 dipendenti potranno ricorrere ai licenziamenti senza giusta causa, e aggirare quindi il divieto sancito dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, sfruttando misure di indennizzo alternative al reintegro del lavoratore.
Secondo quanto previsto dall’emendamento all’articolo 8 le intese valide saranno non solo quelle sottoscritte a livello aziendale o territoriale da associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, ma che anche le associazioni territoriali avranno la possibilità di realizzare specifiche intese con efficacia nei confronti di tutti i lavoratori interessati su temi come le mansioni del lavoratore, i contratti a termine, l’orario di lavoro, le modalità di assunzione, le conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro.
Naturalmente oltre a questi elencati ci sono altri provvedimenti che sono allo studio e potrebbero essere introdotti nel normale dibattito in Senato (qui un’infografica molto interessante). Il Governo ha espresso più volte la volontà di non porre la fiducia sul decreto, considerando il fatto che le opposizioni non dovrebbero fare ostruzionismo.
Naturalmente non possiamo averne la certezza perché il governo ci ha stranamente abituati a fare tutto il contrario di tutto, e domani non fa parte certamente delle eccezioni.[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]
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