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Non ho intenzione di farla fuori dal vaso, però mi aspetto che il mio partito, lo stesso che nel suo slogan per le primarie diceva di credere nella meritocrazia e nel pluralismo – lo diceva Bersani, non io – mantenga almeno quel poco che promette. Nessuno è indispensabile, certo, però mi chiedo come si possa fare a meno del miglior senatore Pd della scorsa legislatura (non lo dico io nemmeno stavolta) – oltre che costituzionalista di indubbia fama e tra i più produttivi in Senato – per far spazio alle correnti interne di appartenenza. Fa specie constatare che se si è il portavoce di Franceschini – anche se si è stati tra i più improduttivi della XVI legislatura – si viene candidato (Lazio II), mentre il merito e la produttività vengono spazzati via come se nulla fosse. Va benissimo la società civile, per carità, ma se si cerca un certo stile che ci differenzia dagli altri, forse ci siamo persi qualcosa.