Gli occhi puntati sulla Grecia, la mente proiettata alle elezioni. Merkel e Sarkozy si incontrano in uno dei periodici summit per rimarcare la loro amicizia, ma stavolta è diverso: la Cancelliera affianca Sarkò nella sua nuova veste di sponsor elettorale visto che parteciperà, non senza polemiche, alla campagna per le presidenziali francesi, primo turno 22 aprile.
L’uno si appoggia all’altra senza falsa modestia. Dice Sarkozy: «Noi siamo stati decisivi per la gestione della crisi europea». Dimenticandosi che fu proprio loro la decisione di accollare parte della perdita dei Bond greci ai creditori privati, a spaventare i mercati.
Tutti e due poi fanno la voce grossa con Atene che ha sforato il termine ultimo, la scorsa settimana, per trovare un accordo con i creditori per la riduzione del debito. Merkel minaccia: «Ci rifiutiamo di riconoscere il fallimento della Grecia, non possiamo accettarlo. Ma sia chiaro: senza l’accordo con la Troika – Commissione, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario – nessun nuovo programma di aiuti europeo». «Greci, seguite l’esempio del governo italiano – dice Sarkozy – Monti ha fatto progressi spettacolari per rispondere alla crisi del debito».
Ma l’impressione che la drammatica partita che si gioca in queste ore ad Atene, decisiva per il paese, per le banche francesi e per l’intera Eurozona, dipenda da una variabile impermeabile ai rimbrotti dell’asse franco-tedesco. E’ il drammatico confronto tra il premier Lucas Papademos (nella foto con l’ex Primo ministro Papandreou) e i segretari dei tre partiti che appoggiano di malavoglia il governo tecnico di emergenza.
Si legge la paura negli occhi di Georgios Karatzaferis e Antonis Samaras, mentre Georgios Papandreau guarda nel vuoto. Paura perché questi signori sono chiamati ad avallare un piano di austerity, chiesto dalla Troika (Fondo monetario, Bce e Ue), che prevede tagli alle pensioni integrative, una pesante riduzione dei salari minimi e una sforbiciata di 15mila posti di lavoro nel pubblico impiego.
Ieri il tavolo si è chiuso con un nulla di fatto, riprenderà oggi quando per le strade del paese andrà in scena l’ennesimo sciopero generale. Lo slogan è impietoso: il vostro programma, dicono i sindacati, è la cronaca di una morte annunciata.
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