È il 29 maggio 1997, a Memphis, quando l’aria si fa frizzante e minaccia pioggia. Jeff Buckley, insieme all’amico Keith Foti, si ritrova sulle rive del Wolf River, un affluente del maestoso Mississippi. L’eco di “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin si diffonde dallo stereo portatile.
Jeff canta a squarciagola il ritornello, mentre l’energia della musica si mescola all’atmosfera carica di mistero. Vestito, con gli stivali pesanti, porta con sé un apribottiglie e 43 chiavi. Le chiavi, simbolo di possibilità infinite, sono una sua ossessione: basta osservare il booklet di Grace, l’album che ha inebriato anche gli alberi della foresta con la sua bellezza. Jeff decide di immergersi nelle acque del fiume.
Foti rimane sulla riva, mentre un battello solca il fiume nelle vicinanze. L’amico grida a Jeff di fare attenzione, quindi si volta per proteggere lo stereo. Quando Foti si rivolge nuovamente verso l’acqua, Jeff è misteriosamente scomparso.
Memphis, Tennessee – 29 Maggio 1997 Ore 21.30 (circa). Nel sud degli Stati Uniti le chiamano shotgun shack. Sono villette monofamiliari, lunghe e strette con due porte d’accesso: una davanti e una sul retro. Si dice siano le abitazioni più diffuse in America dai tempi della Guerra Civile e qui, nella zona centrale di Memphis (a un paio di chilometri da Union Avenue, dove si trovano i mitici studi della Sun, quelli in cui Elvis ha inciso le sue prime canzoni) ce ne sono a dozzine. In una di queste, al numero 91 di North Rembert Street, squilla il telefono.
«Presto, venite subito al fiume…», dice una voce maschile piuttosto concitata, «Jeff è scomparso…». Neanche dieci minuti dopo, la stessa voce esce dalla cornetta di un telefono di Boston. «Joan? Sono Keith Foti, ti chiamo da Memphis». «Keith, che succede? Tutto bene?». La ragazza è perplessa. Conosce a malapena questo Foti: sa che scrive canzoni ma che per vivere fa il parrucchiere a New York. Sa anche che, ogni tanto, Keith arrotonda fornendo piccoli servizi per Gene Bowen, il tour manager del suo fidanzato, Jeff Buckley. Perché dunque Keith la sta chiamando? Dopo qualche secondo di silenzio, Joan prende l’iniziativa. «Keith… Dov’è Jeff?». «Ecco… Jeff è andato a nuotare al fiume».
«A nuotare? Alle dieci di sera?». «Già, aveva voglia di farsi un bagno». «Keith, che cazzo stai dicendo? Passami subito Jeff». Joan, improvvisamente, sente un brivido correrle lungo la schiena.
JEFF BUCKLEY: IL TERRIBILE MISTERO DELL’ACQUA
«Dimmi la verità. È successo qualcosa a Jeff?». «Joan, non so… l’ho visto entrare nel fiume e poi…». «E poi?», Joan ora mostra un piglio perentorio anche se sta cominciando a pensare che a Memphis si possa essere consumata una tragedia. «Joan, non so come dirtelo… Jeff è sparito, sott’acqua».
Una settimana dopo, il destino svela il suo crudele scherzo: Jeff viene ritrovato impigliato tra i rami di un albero, sotto uno dei ponti di Beale Street, la via maestra di Memphis che ha accolto mille artisti, ma che non ha saputo trattenere lui.
26 anni fa oggi, Jeff Buckley svanisce dopo un solo album, immenso e sfuggente come i sogni che si dissolvono all’alba.
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