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La Grecia è pronta a rinunciare alla convocazione di un referendum sul piano di aiuti. Lo ha affermato in una nota il primo ministro greco, George Papandreou. “Il referendum non è mai stato un obiettivo di per sè – ha spiegato il premier ellenico – Avevamo un dilemma: o c’è un vero consenso o il referendum. Come ho detto ieri, se ci fosse un consenso non avremmo bisogno di un referendum”.
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Secondo voci diffusesi questa mattina, il primo ministro greco George Papandreou presenterà nel pomeriggio le proprie dimissioni, ma funzionari del suo ufficio hanno smentito la notizia, negando che il premier andrà dal presidente Karolos Papoulias per rassegnare le dimissioni.

Intanto, alcune fonti vicini a Papandreou hanno detto di non conoscere le sue intenzioni, ma che il premier terra un discorso ai ministri. “Lo ha scritto lui stesso. Nessuno sa cosa contenga”, ha detto uno dei suoi stretti collaboratori, parlando con la condizione dell’anonimato perché non autorizzato a discutere la questione.

Papandreou ha incontrato il presidente greco Karolos Papoulios appena terminato il vertice straordinario di governo. Ci si aspetta – aveva rivelato a fine mattinata la Bbc – che il leader socialista si dimetta per permettere la formazione di un governo di coalizione con a capo l’ex direttore della banca centrale greca Lucas Papademos.

Sono stati in molti ad opporsi, in particolare, alla decisione di Papandreou di indire un referendum sulla partecipazione della Grecia all’area dell’euro, in calendario il 4 dicembre. Senza alcun dubbio la Grecia sta attraversando il periodo più difficile del dopoguerra, con un debito pubblico enorme, la disoccupazione ad altissimi livelli, il sistema politico disprezzato dai cittadini che insultano gli uomini politici per strada e, per la prima volta nella storia, costringono un presidente della Repubblica ad abbandonare il palco delle autorità annullando la parata militare durante una festa nazionale. E’ un Paese ad un passo dalla catastrofe.

In mezzo a tutto questo, e mentre i suoi partner europei riescono, con grandi difficoltà, a giungere ad un accordo che potrebbe portarlo fuori dalla crisi, Papandreou, a sorpresa, decide di indire un referendum per ”dare ai cittadini la possibilità di decidere sull’accordo raggiunto dai partner durante il Vertice europeo del 27 ottobre”. ”E’ proprio la decisione giusta in un momento come questo?” si chiede la maggioranza dei greci. I dubbi sono legittimi.

Il referendum, se si farà davvero, comporta molti rischi per la Grecia. Rischia seriamente di saltare la concessione della sesta tranche del primo pacchetto di aiuti europei in un momento in cui, i soldi nelle casse dello Stato basteranno solo fino alla meta’ dicembre. Peggio ancora, la Grecia sta mettendo a repentaglio la sua stessa permanenza nella famiglia europea. Infatti, come sottolineano diversi analisti, c’è la possibilita’ che al referendum vinca il no all’Europa. Con conseguenze incalcolabili non soltanto per la Grecia – una inevitabile uscita dall’euro e il ritorno alla dracma – ma per l’intero edificio Ue. Ha colpito e spiazzato tutti la fretta dimostrata da Papandreou.
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Il premier, come ha detto tra l’altro Antonis Samaras, il leader di Nea Dimocratia (centro-destra, all’opposizione), ha indetto un referendum su qualcosa che di fatto non esiste, in quanto l’accordo raggiunto il 27 ottobre a Bruxelles non è stato ancora definito nei suoi dettagli. ”Allora – si chiede Samaras ma non solo lui – su cosa è chiamato a votare il popolo?”.[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]