Essendo uomo di sinistra, non potevo certo esimermi dal fare l'analisi della sconfitta dei democratici americani come nella migliore tradizione della sinistra italiana. Perché le cose vanno fatte bene, e chi meglio della sinistra italiana sa pontificare i "faremo meglio la prossima volta"? Ecco, ci siamo capiti.
Dopo il 2016, i dirigenti del Partito Democratico americano hanno continuato a dormire sereni consolati dall’idea di avere dalla loro il “voto popolare” – perché tanto Trump, si sa, era solo un incidente. Oggi, però, quella fantasia è crollata: Trump ha pescato voti tra i latinos (46%), gli asiatici (39%), persino gli afroamericani (21%), e adesso i democratici non possono nemmeno dare la colpa ai soliti suprematisti bianchi. Sorpresa! Forse è colpa loro.
Una strategia da sinistra italiana (ma davvero!)
La campagna di Trump, con tutto il suo razzismo casuale e le sparate contro gli immigrati, è stata divisiva eppure incredibilmente efficace. Facile accusare adesso i supporter di Trump di aver votato un manipolatore. Ma forse, più che un delirio collettivo di chi si immola per Trump, c’è stato il flop monumentale del Partito Democratico americano. Harris, tra gli inciampi che è riuscita a inanellare, ha pensato bene di farsi vedere con la repubblicana Liz Cheney (figlia di) e Barack Obama, quest’ultimo intento a dare la colpa ai neri che non la sostengono. Geniale, no? E non dimentichiamoci Bill Clinton, che ha pure cazziato i musulmani americani per non aver appoggiato Harris. Una strategia da manuale: “io non sono razzista, sono loro che sono napoletani”.
Mentre l’economia si allarga e Wall Street si gonfia, la criminalità, i tassi di interesse e la crisi immobiliare crescono con loro. Intanto però l’americano medio resta al palo. E Harris? Non riuscendo a spiegare come cambiare le cose, non si sarà stupita nemmeno lei che l’80% degli elettori che stanno peggio rispetto a quattro anni fa abbiano scelto Trump. Almeno lui dà l’impressione di “capirli”.
Fragili illusioni
Dopo questa sconfitta questo massacro sarebbe il momento per un bell’esame di coscienza. Eh no, stavolta non vale “non ci siamo fatti capire”: vi siete fatti capire benissimo, infatti ha vinto Trump. Prima è toccato al perfettamente in forma Biden; poi lo Spirito Santo ha toccato Kamala ed è diventata l’ultima speranza anti-Trump. Ma sul serio nessuno si è chiesto se Harris fosse davvero la scelta migliore? Proprio nessuno? Magari pensare a qualcosa di diverso, che ne so: fare due mini primarie, anche finte, giusto per capire se la ragazza aveva la stoffa di reggere quel brutto e cattivo di Trump. No, eh?
Insomma, questa volta agli elettori non è bastato il “meno peggio” e si sono presi con forza quel famoso diritto di fare la scelta sbagliata. Eh sì, perché la democrazia funziona così: a volte si fa la scelta giusta e a volte addirittura quella sbagliata. Ora, però, la vera domanda è un’altra: i democratici capiranno la lezione o continueranno a incolpare chi non li ha votati? Un consiglio: un bel ripasso di autocritica dal maestro Cuperlo è d’obbligo. Mi raccomando la pronuncia: da triestìn!
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