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Il governo Monti si è appena insediato e già – come volevasi dimostrare – nascono i primi litigi all’interno dei partiti che si dicono alleati ai tecnici.

Da una parte c’è lo zoccolo duro di chi – più per convenienza che per responsabilità politica, diciamolo – si dice pronto a sostenere Monti per tutta la durata della legislatura. Dall’altro lato c’è il Pdl e l’Idv che in qualche modo al loro interno hanno ancora malpancisti pronti a “staccare la spina quando vogliono”. In mezzo ci sta la Lega: staranno all’opposizione e hanno dichiarato, un minuto dopo che il Presidente della Bocconi ha diramato la lista dei ministri, che non meritano la fiducia. Saranno strani questi leghisti, ma coerenti col loro modo di vedere e fare politica. Certo, Calderoli che dice  “i nuovi ministri sono troppo preparati, mancano persone normali” non è nemmeno da prendere in considerazione, ma tant’è.

Va dato atto a Casini che ha saputo aspettare. Erano cinque anni che covava il momento di mettersi contro Berlusconi col coltello dalla parte del manico. E se l’aggiunta di Fini e dei suoi traditori del Pdl fanno il paio con gli ostracismi indispettiti verso la centralità cristiano-democratica, lo si deve soprattutto al genero di Caltagirone. Casini ha saputo portare dalla sua i finiani stanchi di anni di berlusconismo, e la dote di uno strano personaggio come Rutelli che in un ventennio di politica sono più i partiti che ha cambiato che le camicie che ha indossato.

Và dato merito anche al Pd. Bersani, ingoiando il rospo di non andare ad elezioni subito con la quasi certezza di vittoria, ha fatto capire che le responsabilità dei democratici non vanno solo ad un governo guidato da loro ma anche ad un governo che serve alla nazione. Non è poco, ma se Pigi sa giocarsi bene le carte – ne sono assolutamente certo – tra un anno e mezzo il Partito Democratico ne uscirà ancora più rafforzato e potrà davvero guardare dall’alto in basso non solo il Pdl, ma anche – e soprattutto – gli alleati ostili Di Pietro e Vendola.

Adesso è nato un nuovo governo, un governo in cui il più giovane ha 56 anni, ma dove l’esperienza è esperienza e la formazione professionale dei singoli ministri è l’eccellenza in tutti i settori. Scordiamoci l’inadeguatezza dei precedenti ministri – Sacconi al welfare? Gelmini all’istruzione? La Russa alla difesa? Romani allo sviluppo? o Bondi alla cultura? -, qui funziona diversamente: il neo-ministro agli interni è un prefetto, quello all’ambiente si occupa da 25 anni di questa materia, il ministro al welfare è docente di economia politica, allo sviluppo economico abbiamo un manager di lungo corso in molti settori, agli esteri un ambasciatore, alla difesa un ammiraglio. Non serve continuare, si è capito di che pasta sono fatti i nuovi personaggi che si occuperanno dell’Italia. Però attenti a dare per scontato che tutto gira nel modo giusto. I giocattoli funzionano seguendo le istruzioni d’uso, in Parlamento le istruzioni le hanno perse da tempo.

Dicono che i peggiori nemici di Monti saranno gli stessi partiti che oggi lo appoggiano incondizionatamente. Può darsi: dal Terzo Polo mi aspetto che mantenga le promesse e la stessa cosa dal Pd; credo pure che Di Pietro alla fine cederà perché vuol solo fare il gradasso adesso che aveva buone probabilità di vincere le elezioni alleandosi ai Democratici. Non mi fido, invece, del duo Berlusconi-Alfano che secondo me tramano qualcosa. Sono giorni che dicono l’esatto contrario del giorno prima, e se non lo dicono loro in prima persona mandano avanti i corazzieri dal timbro siculo-milanese. Ieri a pranzo Alfano diceva che il governo Monti avrà buon esito, lo stesso giorno Matteoli prima e La Russa dopo hanno detto che dev’essere la politica a farsi carico del paese e non i tecnici. Stamane La Russa ha nuovamente rimarcato l’ipotesi che il governo che si appresta ad essere varato avrà vita fin quando non si uscirà dalla crisi, ma lo stesso segretario Pdl ha fatto intendere che un governo non è uno yogurt, dunque senza scadenza. Insomma, da andar fuori di matto solo a cercare di capirli. E poi, per chi ha visto la diretta della campanella in Cdm, si sarà sicuramente accorto della fretta che aveva Berlusconi finito il cerimoniale. Non è una prova, certo, però di solito tre indizi costituiscono una prova. E qui di indizi ne abbiamo almeno una dozzina, poi, sai com’è, ognuno ha il suo punto di vista.

E poi, per finire, ci sono i complottisti che fanno della Carta l’uso che vogliono. I Ferrara, i Sallusti, i Belpietro. Ma anche i Minzolini e i Vespa. Questi pseudo intellettuali della carta stampata che dicono a gran voce, dal palco di un teatro i primi, dal quadrotto di uno schermo i secondi, che la democrazia è defunta perché non c’è stato nessun programma discusso con i cittadini (campagna elettorale) o con i partiti (consultazioni), e se non si usa più fare le cose democraticamente tanto vale fare il funerale alla democrazia esattamente come 18 anni fa. Diciotto anni fa moriva la prima repubblica, quella dei Craxi e dei Forlani, portando in dote la seconda con Berlusconi. La Costituzione nel frattempo non è cambiata in questi passaggi: si può leggere ancora oggi, a distanza di 18 anni, che caduto un governo se ne fa un altro senza bisogno di passare dal voto se i partiti son d’accordo. E se non lo fossero con Monti, cari Ferrara Sallusti e Belpietro, in Parlamento tra due giorni il governo non avrà la fiducia. E cadrebbe. E si andrebbe ad elezioni anticipate. E si chiama pure Democrazia, guarda un po’.