Letta ci invita ad aspettare martedì, lo ha fatto dopo l’esplosione del nuovo dossier sui tagli alla sanità. Si parla di un miliardo e trecento milioni che sono l’esatto disavanzo del sistema, cioè la differenza tra i contributi versati e le spese erogate. Un disavanzo che si era però già ridotto di oltre 4 miliardi di euro negli ultimi sei anni.

Come tutti sanno la spesa pro capite e complessiva del nostro paese, che ci assicura la più lunga vita del pianeta insieme ai giapponesi e che dovremmo sventolare come trionfo del made in Italy, è più bassa di concorrenti come Francia, Germania e Stati Uniti, per non parlare dei paesi del welfare scandinavo. Ma ci dicono che l’Europa – con solo il 7 per cento della popolazione mondiale e il 25 per cento del Pil del pianeta – ha il 50 per cento della spesa sociale globale. In pratica ci dicono che non ce lo possiamo più permettere.

E si arriva al punto. In un mondo in cui il Pil è immensamente più grande e i super ricchi sempre più faraonici, siamo nella posizione in cui i servizi ai cittadini devono contrarsi perché chi ha la disponibilità non deve più pagare per chi non ce l’ha. È lo stesso discorso del Tea Party americano. Aveva ragione Marco Revelli, siamo alla teoria delle due destre.