Sto ascoltando Achtung Baby degli U2 al Pc mentre cerco di riordinare tutto il casino che c’è sulla mia scrivania. Nel frattempo ripenso, molto serenamente, alla riunione di ieri sera col gruppo Marino di Pordenone.

Devo sinceramente dire che mi ero fatto tutt’altra idea sulle persone e sulle cose che si sarebbero dette in questo primo incontro col candidato segretario regionale, e probabilmente per questo motivo avevo programmato di scriverne live su queste pagine – o su Facebook –  proprio per dare spazio, oltre le quattro mura della Casa del Popolo, alle varie sincronie personali e politiche e sulla pianificazione dei prossimi due mesi prima delle varie convenzioni provinciali e regionali.

Mi aspettavo flotte di “giovani” all’incontro di ieri con Cristina Carloni, candidata regionale alla segreteria per la mozione Marino, invece – togliendo me – l’età media era di circa 50 anni. Nulla contro i cinquantenni per carità, ma dove sono finiti tutti gli “younger” che in rete sostengono ad alta voce la mozione della terza via nel Pd?

Di ieri sera la cosa che mi ha colpito principalmente è stato la militanza dei presenti: chi dal ’74, chi dall’83, chi si è fatto la tessera appena Marino ha sciolto le riserve… Tutti comunque con un passato “comunista” alle spalle. E quasi tutti medici o dipendenti nella Sanità. È vero che la sanità è un business, soprattutto nel nostro Paese, credo però che la statura professionale di Marino abbia intaccato principalmente i suoi colleghi, e dopo – probabilmente ma non necessariamente – tutti gli altri ceti sociali e professionali. Anche Maria Cristina Carloni è un medico. Ma è anche consigliere comunale a Ronchi dei Legionari, è stata consigliere regionale dal 2006 al 2008, è presidente dell’Associazione Donne Medico della Provincia di Gorizia e membro del Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici della Provincia di Gorizia. Quindi non è una qualunque: ha una lunga gavetta alle spalle – sia politica che professionale – ed è una persona che crede fermamente nella parità tra uomo e donna (un paese democratico non può prescindere dall’altra metà della popolazione).

Mancavano i giovani però. Io ho 39 anni, sono iscritto al Pd da giugno e non ho fatto la tessera perché c’era Marino, ma perché avvertivo da un momento all’altro un cambiamento: era tangibile, si sentiva nell’aria e si prospettava un volto nuovo al Congresso. Il volto nuovo è stato come sappiamo Ignazio Marino. Gli altri avevano, come appena detto, una lunga militanza dal Pds in poi. C’era Claudio con un passato nel direttivo di Fontanafredda, Fabio con la sua idea di partito-associazione, Ruben che coordinava il tutto, Eugenio del direttivo del mio circolo con idee contrastanti, Clementina di Casarsa assieme al marito iscritta da luglio solo per Marino, Ambra con la sua militanza (in)diretta da una ventina d’anni ma iscritta solo per eleggere Marino. E un paio di altre persone che non ho avuto modo di approfondire la conoscenza. Tutti con la voglia di far qualcosa in Friuli.

Ieri sera si è parlato di organizzazione, di futuro in regione e delle mozioni dei tre candidati Carloni, Serracchiani e Martines. Si è tanto parlato di cambiamento e del “Pd che vorrei” (cit.), si è parlato degli altri candidati e di quel che potremmo fare noi della mozione Marino nel remotissimo caso di una sconfitta. La Serracchiani sarà la probabile vincente di queste primarie, ma la Serracchiani non è il brutto anatroccolo della situazione, è solo uno dei tre candidati ma con un handicapp non indifferente. Tutti i presenti l’abbiamo votata a Strasburgo quasi esclusivamente per il discorso all’assemblea dei circoli di marzo, tutti però abbiamo votato la voglia di cambiamento che proponeva Debora. Dove è finita oggi questa voglia? Nelle maglie di Franceschini… credo.

Vengo dalla città che ha dato ospitalità ad Eluana Englaro [fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][…] Cosa ci facciamo noi assieme a Di Pietro? […] Credo che l’aria di cambiamento sia stata più sentita dalle basi che dalla direzione“.
Con queste parole cinque mesi fa abbiamo avvertito l’aria diversa che stavamo respirando, ma poi tutto è cambiato: dalla candidatura alle europee fino a questa di segretario regionale. È stato detto che tra segreteria regionale e Europa non c’è conflitto: politicamente forse no, ma organizzativamente probabilmente c’è un abisso. Abbiamo ancora ricordi su cosa dovette fare Veltroni due anni fa per unire le varie correnti all’interno del Pd, oggi, quei ricordi, si rimaterializzano con la candidatura della Serracchiani. Trovo inutile la candidatura di Debora per decine di motivi, uno su tutti il testamento biologico. Debora è – era? – favorevole ad un testamento biologico simile a quello scritto da Marino ai tempi di Eluana, oggi con le correnti all’interno del gruppo di Franceschini, come può sperare la mediatica Debora di far accettare un diritto alla libera scelta alla Binetti, a Rutelli o a Fioroni? Chiaramente a livello regionale sarà diverso, ma ne siamo sicuri? Anche in Friuli i vari Binetti e Rutelli hanno il proprio seguito, e anche in consiglio regionale ci stanno i cattolici senza se e senza ma.

È stato anche detto che proprio la Carloni assieme al gruppo pro-Marino potrebbe fare da ago della bilancia sulle vicende più controverse. Dobbiamo però capire fino a che punto possiamo spostare il bilanciere senza cadere nel piatto della Serracchiani. Eppoi, dico la verità, la candidatura di Debora la trovo insensata e controproducente per il Partito Democratico in regione. In questo momento Debora è il volto nuovo del movimento, per cui si reclamizza lei per far aumentare i consensi, ma prima o poi finirà questa popolarità, quindi, secondo me, la candidatura di Debora ADESSO è forzata: dovevano pensare ad una possibile candidatura a presidente della regione, non a segretario di un partito. Questo – sempre secondo me – potrebbe comportare due possibili scenari: a) bruciare Debora per la troppa visibilità e responsabilità senza aver mai avuto modo di provarla sul campo (Bruxelles e segreteria assieme? La vedo dura); b) se la scelta è stata fatta proprio per un ottica a lungo termine, allora si poteva scegliere di non candidare Debora ma qualcuno vicino al lei, e far diventare la Serracchiani il mentore del candidato. Non si espone in prima persona, funge da consigliere con tutta la visibilità che ne conviene e resta una scelta di primissimo piano pensando alla presidenza della regione.

Una delle proposte fatte è stata quella di incentivare l’uso della rete. Finora esistono solo i gruppi su Facebook e qualche blog personale (ad esempio quello della Carloni, ma andrebbe ripreso in mano completamente), quindi l’incentivo internet viene a mancare immediatamente. Se, come è stato detto, prossimamente sarà attivato lo spazio Friuli Venezia Giulia su scelgomarino.info dopo quelli già attivi di Veneto, Toscana, Calabria, Puglia ed Emilia, probabilmente qualcosa in più si potrebbe ottenere. Un buon passo sarebbe quello di creare un sito o un blog limitatamente al territorio pordenonese e fino al termine delle primarie, ove inserire non solo i comunicati stampa del candidato regionale e nazionale, ma soprattutto dare spazio a chi legge di condividere con noi le sue tesi e intavolare dibattiti costruttivi su tutte le mozioni in campo, perché, come la vedo io, è giusto battersi per la causa in cui si crede, ma è molto più importante fare gruppo sotto lo stesso tetto. Mi trovo in perfetta simbiosi con i discorsi fatti spesso da Pippo Civati, perché il tetto è quello del Pd, e non serve a nulla dire che se non finisce come pensiamo siamo pronti a lasciare: una causa è giusta fin quando non ne nasce una più evoluta o più votata. Il Congresso, e le Primarie, servono a questo. Io non lascio perché il mio candidato viene sconfitto, ma continuo a battermi in quello che credo, e se il mio candidato verrà sconfitto o decidesse un giorno di cambiare strategia e non mi trova favorevole, a quel punto mi trovo un modo diverso per far valere le mie tesi. Non è giusto lasciare perché sconfitti, è già successo moltissime volte e dobbiamo cercare di non farle succedere più.

Ed è quello che speriamo di ottenere candidando Maria Cristina Carloni alla segreteria del Partito Democratico in Friuli Venezia Giulia. Se ci stai, batti un colpo. E se hai meno di 40 anni battine due, per favore.[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]