Fermo restando che le preferenze non mi interessano, ma che nemmeno le liste bloccate mi fanno impazzire, nella bozza della legge elettorale presentata ieri sera in Commissione ci sono ancora dei punti oscuri che non mi sono chiari, e che non approvo, specialmente nella parte in cui si disegna il premio di maggioranza.
Ma andiamo per ordine.
Quota di sbarramento. La Costituzione dice che «tutti i cittadini hanno diritto di organizzarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Nel recente passato abbiamo visto che la gigantesca frammentazione dei partiti può fare solo danni alla politica nazionale, quindi sembrerebbe cosa buona e giusta la perniciosa quota di sbarramento inserita nelle ultime tre leggi elettorali. A sentire i puristi della Costituzione, con la quota di sbarramento verrà a mancare la rappresentatività democratica dettata dalla Carta. Cosa che – sempre secondo loro – può avvenire solo per via politica, mai per via legislativa. In pratica tutti i partiti dovrebbero poter partecipare alle elezioni perché saranno gli elettori a decretarne il successo e la quota proporzionale in Parlamento. Dato che la Corte Costituzionale non ha mai espresso parere negativo sullo sbarramento, trovo più sensato a questo punto parlare della quota in sé piuttosto che arrovellarci sul giusto o sbagliato. Per quanto mi riguarda trovo altina la quota del 5, 8 e 12 per cento (lista, lista non collegata, coalizione), e credo che in Parlamento ci siano i presupposti per modificarla. Con tutto ciò non trovo così grave da ritenere che possa mancare la rappresentatività democratica, tutt’al più la norma obbliga ancora più partiti – questo sì – ad allearsi in coalizioni per aumentare il consenso.
A solo titolo esemplificativo: L’Unione del 2006, togliendo dalla lista i Democratici di Sinistra e La Margherita che nel 2007 formarono il Pd, era un’accozzaglia di partitucoli dello zerovirgola che da soli non avrebbero nemmeno visto l’ombra del Parlamento se non coalizzati attorno al nome di Romano Prodi. Su tredici/quindici partiti di quella coalizione, nessuno – forse solo l’Idv, allora – sarebbe stato eletto da solo con la quota di sbarramento in vigore (4% nel 2006, 5% con l’Italicum di Renzi). Quindi, dal mio punto di vista, va bene anche così.
Premio di maggioranza. Secondo quanto detto da Renzi, il premio di maggioranza – assieme alla revisione del Titolo V e alla modifica del Senato in Camera delle autonomie – garantirà inevitabilmente la governabilità. Ovviamente non è così semplice: nel 2008 Berlusconi vinse le elezioni con il più alto consenso della storia repubblicana ma alla fine dovette cedere alla crisi e al rumor di popolo. Quindi no, non è affatto il premio di maggioranza a decretare la stabilità di un esecutivo e la governabilità in Parlamento. A sua discolpa, di Renzi, va però ricordato che Prodi fu abbattuto proprio dai partitini che formavano la sua ampia coalizione. Tornando al premio specifico, nella bozza c’è scritto che la lista o coalizione che non supera il 35% andrà al ballottaggio e chi vince (gli apparentamenti sono vietati al secondo turno) guadagna automaticamente 327 seggi. Ma quei 327 seggi sono un po’ più del 51% annunciato. Ma aldilà di questo, che, beninteso, è già grave, rimane il dubbio se gli alleati non superassero la fatidica soglia del 5%.
Altro titolo esemplificativo. Il centrodestra, secondo gli ultimi sondaggi di Euromedia, gira attorno al 34-35%; con l’Italicum non riuscirebbe a prendere il premio di maggioranza al primo turno e quindi dovrà andare al ballottaggio. Dovesse vincere il secondo turno si ritroverebbe, semplifichiamo, col 52%. Ma i tre partiti che compongono la coalizione di centrodestra – Lega, Ncd e Fratelli d’Italia, al netto del Salva-Lega non passato in Commissione – difficilmente supererebbero il 5%, per cui Forza Italia, forte di un 22% alle elezioni (sempre secondo Euromedia), porterebbe a casa l’intero pacchetto premio. In soldoni: 52-22=30. Per cento. E questo vale sia per FI che per il Pd anche se è dato ben oltre il 30 per cento, perché gli alleati – al netto di Sel, ma anche no – non riusciranno ad andare oltre quel 3-4% di cui tutti i sondaggi parlano. Posso avere dei dubbi sul premio di maggioranza, vero?
Rispondi