Oggi il Wall Street Journal scrive di un “prestito” di circa due miliardi che il Monte dei Paschi avrebbe ricevuto dalla Banca d’Italia nel 2011. Il periodo è quello della crisi dello spread e del governo Berlusconi ormai al lumicino, ma è anche il periodo in cui i dirigenti di MPS descrivevano la situazione della banca come solida e non affatto preoccupante.
Le informazioni di cui WSJ si basa sono fornite da funzionari di Bankitalia e da persone al corrente dell’accordo anche se non ancora di dominio pubblico. Il prestito arrivò a fine 2011 quando MPS aveva esaurito tutte le possibilità di ricevere aiuti dalla Banca Centrale Europea. La causa riguarda sempre il pesante indebitamento che la Fondazione aveva dal 2007 con l’acquisizione di Antonveneta, acquistata 10 miliardi a fronte di un valore reale più vicino ai sei miliardi. Da lì, infatti, fu reso necessario per il presidente del gruppo Giuseppe Mussari far ricorso ai derivati oggi al centro delle indagini della magistratura.
Nel 2011 né il Monte Paschi né la Banca d’Italia resero pubblico il prestito, il WSJ dice che fu tenuto segreto per non creare il panico nei mercati già provati dallo spread altissimo – oscillava tra i 460 e i 490 punti base – e perché la situazione politica italiana era così grave che da lì a poche settimane sarebbero arrivate le dimissioni di Berlusconi e l’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Monti.
Il prestito fu di circa due miliardi di euro, già ripagato nei tempi previsti, e tecnicamente fu uno scambio tra titoli di stato – principalmente BTP – e prestiti e mutui di cui MPS era creditore nei confronti di Bankitalia. I BTP, essendo titoli garantiti dallo Stato, per Mps erano vitali per ottenere altri prestiti dalla BCE. Il WSJ scrive che nessun’altra banca italiana ottenne accordi simili con Bankitalia. Palazzo Koch a sua volta, in un documento pubblicato settimana scorsa, si è detta “obbligata” a quel tipo di accordo anche se non indica in nessun modo la cifra in questione (pagina 4). In realtà le banche non hanno nessun obbligo nel rendere pubblico questo genere di accordi, ma come scrive il Journal la mancata trasparenza aiutò a nascondere la verità sui problemi di MPS: «Il prestito del 2011 è l’ultimo esempio di una serie di operazioni finanziarie segrete che stanno tornando a perseguitare la banca di Siena».
MPS non ha voluto commentare l’articolo del Wall Street Journal, ieri sera però un comunicato dell’azienda parlava di “errori” nelle operazioni che hanno portato la banca allo scandalo derivati – denominati “Alexandria”, “Santorini” e “Nota Italia” – da cui si presume una perdita di 730 miliardi da mettere a bilancio 2012.
Il Consiglio di Amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena, dopo approfondite analisi, svolte con il supporto dei propri consulenti, ha accertato la presenza di errori nella rappresentazione contabile delle operazioni strutturate denominate “Alexandria”, “Santorini” e “Nota Italia” (le “Operazioni), poste in essere in esercizi precedenti.
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